Il tema dell’impegno politico dei cattolici è tornato in punta di penna a molti importanti “opinion maker” ed il “Corriere della Sera” attentissimo a quanto si muove della società civile in tempi di crisi profonda, ha iniziato a dare loro il meritato spazio.
Ha aperto il professor Galli della Loggia nel pregevole articolo pubblicato il 29 Maggio, interrogandosi se la nomina del Cardinal Bassetti a Presidente della CEI possa davvero considerarsi quella “definitiva svolta ‘antipolitica’ voluta da Papa Francesco e finalmente adottata dall’Episcopato della penisola”.
La risposta alla fine negativa è argomentata in chiave problematica. “ A me pare che la storia dell’Italia moderna ci dice che, in generale il Paese non ha certo scapitato dall’impegno politico dei cattolici…. di quell’impegno dei cattolici l’Italia ha forse ancora oggi bisogno. La domanda allora è: può mai esserci senza la Chiesa o a prescindere da essa? Mi sembra difficile pensarlo”.
Più chiare ed impegnative le conclusioni sullo stesso identico tema del Segretario Generale della CEI Monsignor Galantino nell’articolo del giorno 1 Luglio. Dopo aver ricordato “ gli inviti di papa Francesco ad entrare in Politica ( con la P maiuscola ..), Monsignor Galantino denuncia senza mezzi termini “ il continuare a camminare – pur militando legittimamente in compagini diverse – a ranghi sparsi senza il desiderio concreto di ritrovarsi per definire azioni comuni ispirata alla Dottrina Sociale della Chiesa….”. Ed ancora: “Possibile che si faccia tanta fatica a ritrovarsi insieme per non morire asfissiati, circondati da pacifica irrilevanza in un clima culturale che sembra inesorabilmente votato alla marginalizzazione dei valori evangelici ed alla dittatura del pensiero unico?”.
Ringraziamo gli autorevoli autori dei due articoli del prezioso contributo offerto. Esso va esattamente nella direzione e nella prospettiva per la quale è nata e va crescendo “Convergenza Cristiana 3.0”. Direzione e prospettiva incoraggiate e sostenute da quei tantissimi laici cattolici che hanno maturato la convinzione che è il momento di ricostruire il paese e sgombrare le macerie della sua destrutturazione attraverso una vigorosa iniziativa politica, ancorata ai principi ed all’insegnamento della dottrina sociale Cristiana, i quali però vanno debitamente riletti e declinati alla luce delle esigenze e dei bisogni che i tempi nuovi che avanzano, prospettano e propongono. Sono quei laici – per capirci – che hanno dovuto constatare dolorosamente come la subalternità dei cattolici, della loro cultura, storia, valori, genialità, capacità e ricchezza ideale nei vari governi di destra o di sinistra che si sono succeduti dopo la fine della prima Repubblica, è stata una concausa essenziale e strutturale del declino che sta vivendo l’Italia.
E’ dunque giunto il momento della assunzione di responsabilità ma anche della franca ammissione delle colpe.
Il primo “ mea culpa” forse è da chiedersi a coloro che hanno mostrato incoerenza di quanto voluto e chiesto dalla impressionante adunata del “ family day”, la quale avrebbe pur dovuto aprire gli occhi su quanto andava maturando all’interno del laicato cattolico italiano. Purtroppo la Gerarchia all’epoca tacque, mentre il laicato non riuscì a tradurre in termini politici positivi la splendida spinta del Circo Massimo. Coloro che poi sedevano in Parlamento non ebbero il coraggio di dire di no, per salvare un Governo non salvabile e fatalmente condannato, come sorprendentemente profeticamente predetto. Errore fatale ed occasione persa, perché il ‘pro life’ da questione sociale è divenuto nervo scoperto e concausa non secondaria della valanga dei no ieri, e della inevitabile scomparsa dei cespugli, oggi. Quelli che infatti non ebbero coraggio e forza di dire no ieri, non possono pensare di essere considerati garanti e dunque protagonisti domani.
Un secondo ‘mea culpa’, non meno serio, va chiesto a quanti impegnarono “nomen” e storia del movimento cattolico nel governo Monti, ovvero in una linea di politica economica recessiva e puramente subalterna alle avare burocrazie europee, generatrice di povertà e gravi diseguaglianze sociali passivamente accettate….” Faremo i compiti a casa…..”
Ed ancora un “mea culpa” quand’anche piccolo va chiesto anche a coloro che nel mondo cattolico non hanno ritenuto neanche in ipotesi di poter e dover lavorare per la costruzione di un partito di cattolici, ritenendosi appagati dall’impegno per la formazione e l’animazione. Opere splendide certo, ma complementari e non sostitutive dell’impegno politico unificato ed unificante di un partito di ispirazione cristiana. ‘Unum facere aliud non omittere’.
L’elenco degli errori più o meno gravi da correggere potrebbe naturalmente proseguire.
Il pensare per esempio che il voler dare voce politica ai movimenti significhi appropriarsi di essi strumentalizzandoli, mentre è esattamente vero il contrario. Sono i movimenti ad avere maggiori opportunità di crescita e di consenso dall’impegno di coloro dhe si sforzano di evangelizzare tramite la politica. A quelli è stato dato il dono della profezia, a questi è stato dato il dono del governo. A tutti è stato chiesto di impegnarsi per il bene comune.
Ed ancora ancora: il dubitare del progetto per mancanza di un leader, quando invece esiste una classe di giovani che attende da chi ha più esperienza e possibilità, solo l’appello a schierarsi, a scendere in campo ed a lavorare per il proprio futuro e per quello dei propri figli. Quei giovani che non esitano ad unirsi ai loro Santi Vescovi per consacrare a Maria Città e Diocesi intere offese dai vari “Gay Pride” pensando con ciò anche di costruire una Italia migliore. Quei giovani che lasciano l’Italia orma territorio senza prospettive per loro. Non sono forse loro la classe dirigente che attende solo l’appello e la chiamata?
Ci sarebbe da dolersi di ancora molti errori e miopie, ma Il nuovo che avanza tumultuosamente ci chiede di volgere lo sguardo altrove e di cominciare a lavorare seriamente per il futuro.
Il “pro life” è ormai fatto sociale acquisito e per divenire seriamente linea politica portante dei nuovi equilibri politici richiede dal mondo cattolico solo coerenza e decisione unite a capacità di mediazione e progettazione.
E’ invece il momento di dedicarsi in concreto ed attivamente alla elaborazione di un modello economico che rilanci l’Italia e la sua tradizionale capacità di creare ricchezza, rimettendo in moto il circuito economico inceppato dalla politica recessiva impostagli e riducendo al contempo il divario tra ricchi e poveri.
In questi anni su questo tema abbiamo sentito interventi sempre pregevoli, ma “ottativi”, espressione cioè di desideri più o meno buoni, piuttosto che edificativi di linee di politica economica coraggiose ed efficaci, perché mediate da una visione generale di insieme.
E’ giunto il momento di elaborare un “manifesto” che individui nel concreto, in pochi ma chiari punti condivisi, un modello di espansione economica nuovo che sia espressione attuale dei principii della dottrina sociale della Chiesa. Un sistema economico post capitalistico, ma che non rinunci mai al primato della persona e della sua capacità creativa. Lodevolissima in questa cornice la coraggiosa e lungimirante piattaforma che si è data la Cisl con la segreteria Furlan: lavoro certamente, ma anche soggetti generatori di lavoro e dunque impresa e Stato ed innovazione e ricerca e solidarietà e sussidiarietà.
E’ tempo di un “manifesto” dunque capace di creare il consenso unitario che oggi manca. Come suggerito opportunamente da Monsignor Galantino è il tempo di “ ritrovarsi per definire azioni comuni ispirate alla Dottrina Sociale della Chiesa”. A questo si dedicherà “Convergenza Cristiana 3.0” nel prossimo futuro.
Il pericolo da evitare sarà quello proprio “di presentarsi “ replicanti” – per usare la simpatica espressione di Monsignor Galantino, ovvero come “ coloro che vivono di nostaglie deresponsabilizzanti, (solo) evocando nobili figure o importanti azioni del passato…”. E tuttavia mi è impossibile pensare che il politico cattolico che si impegni seriamente alla costruzione di un nuovo soggetto politico, un politico cioè con la P maiuscola, come lo scriba saggio del Vangelo non abbia sempre davanti ai suoi occhi come stella polare del suo agire l’insegnamento sapienziale : “La radice dei giusti produce frutti” (Prov. 12,12).
Le laceranti ferite provocate dolorosamente dalla prematura e violenta scomparsa della Democrazia Cristiana, vanno lenite e poi superate da un vigoroso progetto politico, le cui radici però devono affondare, sia sul piano antropologico sia sul piano della politica economica e sociale, nel ricchissimo humus della storia del movimento cattolico. Oggi come non mai è di straordinaria attualità – e non solo per i politici – l’insegnamento di Qoelet: ” Ciò che è, è già stato; ciò che sarà, già è; Dio ricerca ciò che è già passato…(Qoelet 3, 15).
Emilio Persichetti