A Sasso Marconi si è svolto un incontro molto importante per la definizione ed il sostegno alla nascita di un nuovo soggetto politico capace di richiamare la partecipazione dei cattolici.
In Emilia e Romagna, si sono incontrati rappresentanti di gruppi organizzati e singole persone animate dall’intenzione di dare vita ad un partito che, sulla base di una posizione autonoma, sia capace di portare un contributo al bene comune.
Anche Convergenza Cristiana 3.0 ha partecipato all’iniziativa, cui hanno preso parte, tra gli altri, Gianni Fontana, Danilo Bertoli, Alessandro Diotallevi, Eleonora Mosti, Carlo Ranucci ed Emilio Persichetti. Presenti anche Mons. Gastone Simoni e Mons. Mario Toso, che hanno portato un importante contributo ideale e di proposte.
Uno dei relatori di Sasso Marconi è stato Nino Galloni che, per Convergenza Cristiana 3.0, ha recentemente elaborato 12 proposte per rinnovare la politica economica del Paese (CLICCA QUA ) .
Secondo Nino Galloni, il mondo si trova davanti a diversi scenari in aggiunta alle tante visioni catastrofistiche che circolano da tempo.
Vi è quella del ritorno al cosiddetto capitalismo “espansivo” verso cui si sono diretti soprattutto paesi come Cina, Russia ed India e verso cui sembrava volersi indirizzare anche il “primo Trump”, cosa che ha contribuito notevolmente alla sua elezione alla Casa Bianca, sulla scia di una promessa di sostegno alla cosiddetta “economia reale”, aumento dei salari, sviluppo della domanda interna e riduzione delle importazioni a favore dell’economia interna.
Successivamente, Donald Trump ha modificato la propria posizione, per motivi ancora da conoscere e per prospettive tutte da verificare, anche in considerazione del netto cambiamento dell’impostazione della politica estera statunitense, come dimostra l’approfondimento dello stato di crisi nei confronti di Iran, Cina e Russia.
Il punto, sostiene Galloni, è che il capitalismo “espansivo” si basa su grandi investimenti compatibili con la cosiddetta industria 4.0, la robotica ed i nuovi settori produttivi destinati ad aumentare occupazione e salari. I profitti sono elevati, ma l’ampiezza degli investimenti necessari può ridurre la convenienza dei privati oltre il punto in cui ampiezza del capitale necessario e profitto diventano meno appetibili in valore percentuali.
Per quanto riguarda l’economia finanziaria, le conseguenze negative sono sotto gli occhi di tutti. Non si è ascoltato l’appello di Giovanni Paolo II che, dopo la fine del comunismo, auspicava la creazione di ” una società del lavoro libero, dell’impresa e della partecipazione”, che ” non si oppone al mercato, ma chiede che sia opportunamente controllato dalle forze sociali e dallo Stato, in modo da garantire la soddisfazione delle esigenze fondamentali di tutta la società”.
Questo portò papa Benedetto XVI nella Caritas in Veritate ad auspicare, sulla scia di quanto aveva già pensato Giovanni XXIII, che si giunga alla creazione di un’autorità politica mondiale in grado di creare un nuovo ordinamento politico, giuridico ed economico.
Questa autorità politica mondiale, però, presuppone un intervento pubblico ed un’ingerenza degli stati che non sono voluti dalle multinazionali, le quali, al contrario, hanno fatto di tutto per minare il ruolo e la presenza dello Stato. A ciò, fa eccezione, l’esperienza della Cina, della Russia e dell’India dove spiccano forti tendenze, invece, per la conservazione dello Stato nazionale.
Esiste, poi, l’idea europea con una situazione permanentemente deflattiva destinata probabilmente ad allungarsi dopo il risultato delle recenti elezioni in Germania, e caratterizzata dal contenimento di lavoro, occupazione e salari e dalla battaglia contro l’aumento della spesa pubblica. Tutti elementi che spiegano, tra l’altro, le tendenze indipendentistiche che si diffondono in diverse parti dell’Europa e taluni fenomeni politici estremi, come quello sonoramente confermato in Germania dal balzo in avanti del partito Fdp. Questo è stato in grado di raccogliere i voti di un neo proletariato che, deluso dai partiti della sinistra, si è gettato verso una destra radicale e razzista. Cose già accadute nel passato germanico, anche se non siamo al livello degli anni ’30.
Seguiamo allora l’evoluzione dei rapporti tra Italia e Francia che potrebbe portare a degli sbocchi positivi, pur rimanendo sullo sfondo delle relazioni tra i due paesi la criticità della situazione libica.
In ogni caso siamo di fronte, sul piano generale, al delinearsi delle premesse per il superamento della fase storica del capitalismo così come lo abbiamo conosciuto negli ultimi due secoli. Questo perché stiamo sempre più andando verso una società in cui prevarranno le forniture di nuovi servizi e di beni immateriali. Ciò richiederà la crescita dei livelli di consapevolezza diffusi nella società da parte delle nuove classi dirigenti perché il passaggio oltre la priorità dei beni materiali si accompagni ad un nuovo modo di concepire ed organizzare l’uso e la disponibilità di nuove risorse fisiche ed energetiche e di offrire a settori sempre più ampi di esseri umani di valorizzare la propria creatività.
L’intervento per l’ambiente e l’assetto idrogeologico, la valorizzazione dei territori, l’ampliarsi del novero degli anziani non autosufficienti, che formano settori sempre più estesi anche della classe media, introdurranno variabili nuove nell’equilibrio economico mondiale. Si tratta di ambiti il cui fatturato sarà inferiore rispetto al costo e questo elemento, di per sé, non fa parte di un tradizionale modello capitalistico e ne determinerà di nuovi perché non sarà, e non potrà essere, neppure statalistico.
Dunque, gli scenari che abbiano dinanzi si prefigurano del tutto inediti e con essi saremo chiamati a misurarci perché ciò che di nuovo avanza costringe ad intervenire.
Nell’immediata dimensione dell’oggi, la nostra attenzione deve andare verso una revisione delle politiche e degli atteggiamenti che hanno fatto parte della nostra storia più o meno recente.
In questo senso occorre rivisitare la teoria dell’impresa. Si tratta di distinguere nettamente tra reddito dell’imprenditore – da tassare coi criteri della progressività – e reddito d’impresa il quale va completamente detassato se e quando destinato a investimento reale o al rafforzamento finanziario.
Gli imprenditori potranno attribuirsi il proprio reddito, nei limiti del vincolo di bilancio (e su questo pagheranno un’aliquota progressiva, ragionevole, ma continua) e saranno sottoposti ad un controllo da parte di un organismo di autogoverno da essi stessi espresso.
Le imposte indirette – a parte le esenzioni – dovranno essere ricondotte ad un’aliquota unica del 10%, iniziando un ripensamento operoso delle accise.
La riduzione del debito pubblico è basata sul mantenimento di bassi tassi di interesse e la continua riduzione della quantità di titoli in mano ai possessori esteri. Le politiche di “ quantitative easing” della BCE sono state utili in tal senso.
Urge, però, la formazione di un’agenzia di “ rating” europea o mediterranea, indipendente e seria, diversa da quelle esistenti, le quali, obbedendo ai cosiddetti “ poteri forti”, distorcono la funzione di tali agenzie ed espongono gli Stati ed i risparmiatori privati a soprusi ed errori evidenti.
Il debito pubblico, peraltro, deve continuare a svolgere la sua peculiare funzione di drenaggio del risparmio in eccesso nell’accordo – tra i ricchi e lo Stato – di contenimento dell’alternativo aumento della pressione fiscale.
D’altra parte, il debito è uno stock che va paragonato con gli altri stock come la ricchezza nazionale o il patrimonio pubblico e non solamente con il flusso del Pil. Quest’ultimo, semmai, andrà paragonato al flusso degli interessi sul debito che sarà contenuto sia dal patto tra i ricchi e lo Stato, sia dalla politica monetaria.
Per quanto riguarda il lavoro ed il reddito, dobbiamo superare il tempo dei proclami sul lavoro e la piena occupazione per lasciare spazio alla nuova realtà caratterizzata dall’insufficienza del modello capitalistico a dare risposte adeguate ai bisogni della società.
I vecchi paradigmi produttivi dell’Italia, e dell’Europa, del dopoguerra, devono essere superati riconoscendo la necessità di rispondere anche ad altri, impellenti bisogni: ambiente, cura delle persone, recupero e valorizzazione del patrimonio esistente, manutenzione dei beni mobili e immobili pubblici e privati, ricerca scientifica pura e applicata, sviluppo della cultura e della creatività a tutti i livelli.
Il comparto manifatturiero non vedrà una crescita occupazionale mentre quello agricolo rischierà di andare sempre più verso l’autoconsumo e lo sviluppo locale.
La produzione di beni immateriali prenderà il sopravvento anche in Italia dove occorreranno altri 8 milioni di posti lavorativi per cui bisognerà formare tempestivamente i nuovi occupati.
E’ pertanto doverosa una riflessione anche su temi come il reddito di cittadinanza, inclusione o dignità, che si caratterizzano, però, solo come misure tampone, provvisorie e di emergenza.
Si tratta di alcuni dei temi che Convergenza Cristiana 3.0 ha già presentato ( CLICCA QUI ) e su cui è necessario avviare al più presto un confronto ed una discussione in vista della creazione di una classe politica, sindacale ed imprenditoriale capace di misurarsi davvero con quelli che Giovanni XXIII chiamava “ segni dei tempi”.