Riceviamo dall’amico Giovanni Palladino, segretario generale di SERVIRE L’ITALIA,  il seguente commento all’ultimo articolo da noi pubblicato a firma di Emilio Persichetti, dal titolo “ Verso un vigoroso progetto politico per un nuovo partito dei cattolici”  ( CLICCA QUA ) che volentieri pubblichiamo, seguito da una risposta di Emilio Persichetti.

“ Caro Persichettti, la prematura e violenta scomparsa della Dc e’ stata causata e “meritata” dal variegato vertice del partito,  che dagli anni 60 in poi ha calpestato i valori e i principi della DSC, e non ha ascoltato i consigli e gli ammonimenti di don Sturzo, soprattutto dopo la morte di De Gasperi. Dopo l’esilio fisico imposto dal fascismo, don Sturzo ha purtroppo subito un esilio  intellettuale  imposto dalla Dc dopo la sua scomparsa (1959). Non ho visto questo “mea culpa” nel Suo articolo. Ripartire dalla Dc non e’ credibile, bisogna ripartire dal popolarismo sturziano e ovviamente dalla DSC, mai capita e quindi mai seguita dai democristiani, che hanno preferito la via sbagliata del compromesso storico con i socialisti. Cordiali saluti Giovanni Palladino , segretario generale di SERVIRE L’ITALIA e figlio dell’esecutore testamentario del Servo di Dio don Luigi Sturzo”.

La risposta di Emilio Persichetti

” Ringrazio l’ottimo dottor Palladino e l’Associazione “Servire l’Italia” per le opportune e pertinenti precisazioni al mio articolo, e volentieri rispondo.

Non ho chiesto alcun mea culpa alla “ Democrazia Cristiana” per il semplice motivo che il “ mea culpa” si può chiedere ai vivi e non ai morti. Ma la Democrazia Cristiana non c’è più, e la storia ha girato pagina. Ciò non toglie che sia quanto mai utile, direi necessaria, una analisi storica attenta ed approfondita sulle cause ultime della sua fine.

Rimangono i Democristiani,-  è vero –  pentiti o meno che siano. Ma a loro non mi sento di chiedere alcunché.

Hanno subito la diaspora , ed hanno testimoniato nei luoghi dove gli è capitato di finire il loro passato glorioso, i loro valori, i loro ideali, i quali poi non moriranno mai. E questo è il motivo per il quale essi sono importanti per la costruzione di un nuovo soggetto che ridia vita, prospettiva e presenza al cattolicesimo politico italiano ed europeo.

Basta naturalmente che le cose siano chiare e non frutto di convergenze raffazzonate, trasformiste e contraddittorie. Non vedo modo diverso per evitare gli errori del passato e per scrutinare una classe dirigente nuova e credibile al di là del nome.

Non ci possono essere nella bisaccia dello scriba saggio perle preziose nuove, che brillino in modo diverso e meno prezioso da quelle antiche.

E qui cade opportunamente il discorso sul comune maestro Luigi Sturzo, il quale sì, è al contempo perla antica e perla nuova e dunque perla preziosissima.

Nulla dico sulla sua luminosa attività politica e sull’esilio intellettuale subito in via delle Canossiane. Sono fatti ormai appartenenti alla storia e sui quali dunque giudicherà la storia.

Voglio invece soffermarmi brevemente sulla perla preziosissima costituita dall’insegnamento attualissimo direi proiettato verso il futuro, del saggista, del sociologo, e del filosofo che meglio ha saputo spiegare e declinare il cattolicesimo politico nel nostro paese. E’ leggendo e meditando sui testi quali “ Chiesa e Stato” o “Sociologia del soprannaturale” che si possono rintracciare le basi e le fondamenta ideali e filosofiche sulle quali ricostruire oggi i lineamenti di un nuovo progetto politico complessivo il quale sia coerente ed in piena continuità con tutte le esperienze del cattolicesimo politico degli ultimi duecento anni.

La solidissima formazione tomista di Luigi Sturzo, unita alla rigorosa e fedele coerenza alla retta dottrina ed al magistero Pontificio del santo sacerdote, furono le stelle polari degli scritti, delle conferenze e delle conversazioni cui oggi bisogna riferirsi per mettere la sordina al “pensiero debole” ed al “relativismo” oggi dominante e causa dell’allegro declino dell’occidente. Proprio negli anni 30 e 40, mentre il neo kantismo e l’idealismo nelle sue varie espressioni, ponevano le loro definitive basi nella cultura e nella politica europea, fu la riflessione di giganti del pensiero quali Sturzo e Maritain a seminare gli antidoti e gli anticorpi.

Ed è da lì che oggi bisogna ripartire per illuminare correttamente con la fede la politica e le mediazioni culturali ad essa sottesa, e dunque costruire una società nella quale la storia della salvezza coincida e si intrecci chiaramente con la storia mondana.

Credo che abbia ragione Galli della Loggia: la definitiva svolta antipolitica si è realizzata nell’Episcopato Italiano con buona pace dei difensori degli a priori trascendentali, atematici ed irriflessi. Ma perché essa sia coerente ed effettiva occorre , insieme ad un filo di coraggio, ritrovare scoprire le radici e dunque tirare fuori dalla bisaccia “ dello Scriba saggio” le perle più preziose.

L’insegnamento di Luigi Sturzo è certamente la perla più bella a disposizione ed è dovere di tutti, non solo dei suoi custodi, di metterla in mostra e farla brillare.

Esattamente quello che intende fare non solo ‘Convergenza Cristiana 3.0’ ma – credo – anche tutti quelli che vogliano opporsi alla dittatura dello spirito del tempo e siano risoluti ad agire in politica da un punto di vista della fede.

Non è pensabile immaginare altro modo o altra linea per fare uscire il cattolicesimo politico dalla posizione di subalternità in cui è stato forzatamente relegato, privando in tal modo la società civile dei valori e delle istanze e delle idee di cui esso è stato ed è portatore nell’esclusivo interesse del paese.

Emilio Persichetti

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