Paola Cavalletto

 

 

Laureata in Scienze Politiche – indirizzo politico – amministrativo all’Università di Roma Tre e iscritta alla facoltà di Giurisprudenza all’Università di Tor Vergata.

Attestato rilasciato dalla LUISS Business School in EXECUTIVE PROGRAM in Governance della Privacy. Il DPO (DATA PROTECTION OFFICER) e gli altri ruoli chiave (GDPR,  REGOLAMENTO GENERALE  SULLA PROTEZIONE DEI DATI  –   UE 2016/679 del Parlamento europeo  e del Consiglio del 27 aprile 2016)

Certificato di competenza KHC: DPO 2019

UNI 11697:2017

Iscritta all’albo DPO (DATA PROTECTION OFFICER) n. reg. DPO2442

Nata a Roma nel 1978, ha maturato 20 anni di esperienza in ente pubblico economico nel settore della bonifica.  Inizia la sua carriera nel 1999 nel Consorzio di bonifica Pratica di Mare e dal 2007 al 2013 collabora con ANBI Lazio (Associazione Nazionale Bonifiche del Lazio),

Attualmente ricopre il ruolo di Dirigente Amministrativo e Capo Settore amministrativo ad interim, in precedenza è stata  Capo Settore Amministrativo del Consorzio dal 2008.

E’ stata nominata DPO (DATA PROTECTION OFFICER)per i Consorzi di bonifica Pratica di Mare, Maremma Etrusca e Tevere e Agro Romano.

Sposata e madre di tre figli.

Catechista e animatrice di gruppi di ragazzi della parrocchia di San Benedetto in Pomezia dall’anno 1997.

Responsabile dal 2015 della Caritas Parrocchiale di San Benedetto (circa 220 utenti).

Ultima di 5 sorelle, figlia di un padre operaio e mamma casalinga sono nata in una famiglia allegra e chiassosa nonostante le ovvie criticità economiche. Mio padre: tenace lavoratore e sindacalista convinto, che della sua onestà ha fatto la sua vita e gli anni della pensione dedicati alla solidarietà. Mia madre: dedita alla famiglia, alla fede e al servizio ai poveri. Il mio ricordo più vivo di lei è tra i banchi della chiesa sgranocchiando un rosario o tra i panni della Caritas accerchiata da tanti (in quell’epoca i flussi migratori erano provenienti perlopiù dalla Russia e dall’Ucraina).

In questo clima familiare fatto solo di esempi senza bisogno di parole sono nata e cresciuta ed è stato instillato in me un seme, anni in cui io crescevo inserita nella realtà parrocchiale in un cammino spirituale che è stato la base della mia formazione. Erano anni in cui facilmente si iniziava a perdere il lavoro, in cui aumentavano le disuguaglianze, e nel passare degli anni la desolante presa d’atto della situazione di una Italia che si è allontanata dai valori, dalla famiglia, un Paese stanco, sfiduciato che ha smarrito la propria identità!

Un Paese in crisi che non sa creare futuro ai giovani, che lascia indietro gli ultimi, incapace di gestire le spinte migratorie, non in grado di proporre e attuare rimedi per le emergenze ambientali e climatiche.

Un Paese che deve tornare a credere nella propria identità culturale, nei propri valori, nelle proprie bellezze! Che deve puntare alle proprie eccellenze, al patrimonio artistico, paesaggistico, al made in Italy, all’agro alimentare e non ultima alla sua identità cristiana, ai valori della persona e della solidarietà.

E allora siamo chiamati a portare una nuova umanità praticando la testimonianza del dialogo e non della paura, che possa aggregare le plurali esperienze culturali e politiche in una convivenza civile e democratica con una nuova identità “Europea”, con politiche di inclusione che rappresentano un arricchimento: di conoscenze, di popoli e di tradizioni.  Siamo chiamati al Parlamento Europeo per contribuire ad una politica che, sulla base di tali valori, sappia coniugare crescita sociale con la difesa dei valori etici non negoziabili espressione delle autentiche radici cristiane della nostra comunità europea.

Per dirla con le parole di Rumiz: “Noi pensiamo a due sole vie ermeneutiche per fare l’Europa: la cultura e l’economia. Con quale risultato? La cultura è in caduta libera e l’economia ha perso di vista la felicità dell’uomo. Parole come ‘pace’ e ‘solidarietà’ sono derise, si sono svuotate di senso. Abbiamo dimenticato che esiste una terza via per fare l’Europa: la politica, una politica basata su valori forti, capace di combattere il linguaggio della paura, di parlare alle periferie, di ridare speranza ai giovani e agli Ultimi e riscoprire la comunità. Un’alta politica intesa come sapiente gestione dei rapporti umani.”

Nella vita vissuta, nelle letture e negli incontri il seme instillato in me ha continuato a crescere determinando la scelta universitaria nel corso di scienze politiche, l’impegno parrocchiale, fino alla mia candidatura di oggi, frutto di una chiamata (su WhatsApp, ma poi in fondo Dio chiama come vuole) ad un servizio.

E allora “non possiamo stare alla finestra”!  Abbiamo un dovere di rispondere! Non un’opzione!

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