L’amico Gianni Di Noia ha scritto il seguente interessante contributo che tocca un vero e proprio dramma del nostro tempo rappresentato dal susseguirsi di forti crisi economiche da cui in pochi sembrano imparare adeguatamente. Segue un intervento del presidente di Convergenza Cristiana, Carlo Ranucci
” Strano essere vivente l’uomo. Dice di essere il più intelligente di tutti gli esemplari del mondo animale eppure sembra difettare della più semplice delle capacità intellettuali: imparare dall’esperienza vissuta. Ed uno dei campi dove questa virtù sembra essere meno applicata pare essere quello dell’economia. Dopo 10 anni di crisi gli esperti discutono ancora delle teorie più disparate che, a quanto pare, non hanno ancora dato risultati.
Forse perché a gestire questa crisi sono gli stessi esperti che l’hanno provocata, sono le solite stesse idee che ci hanno portato a questa situazione. Non è un problema solo italiano, anche i francesi non sono da meno. Nella patria dell’illuminismo, il buon Macron pare aver convinto la popolazione spiegando che la crisi è di difficile soluzione, le ricette da intraprendere sono complicate, ma che ce la possono fare. Non ha ben specificato come, ma pare abbia convinto la maggioranza dei francesi, dopo non essere riuscito a farlo persino con il povero Hollande, di cui fino a poco tempo fa era il Ministro dell’Economia.
Che crisi è questa dovremmo saperlo, una crisi provocata da un eccesso di liquidità del sistema finanziario, più precisamente dalle banche. Denaro creato con tanta facilità da potersi permettere di prestare soldi anche a chi non aveva i requisiti per assicurare la restituzione del debito. Un assurdo chiamato dagli americani “mutui sub-prime”, mutui sotto il livello primario di affidabilità. Un assurdo reso possibile da una liquidità talmente elevata da poter essere utilizzata per investire in questi mutui, nel frattempo trasformati in obbligazioni e, dunque, in strumenti di investimento. In questo modo la banca creava moneta e la prestava trasferendo il principale rischio (la mancata restituzione del prestito) a qualcun altro, in modo da continuare a creare moneta dal nulla.
Come è stato possibile tutto ciò? Semplice, grazie ad un alto livello di ignoranza finanziaria. O, se preferite, ad uno scarso livello di educazione finanziaria. Fate un po’ voi, la sostanza non cambia. La cosa è stata certificata da una indagine a livello mondiale. Solo una persona su tre ha adeguata conoscenza dei concetti fondamentali di inflazione, diversificazione del rischio ed interesse composto. Di cosa si tratta? Niente di più di ciò che caratterizza ogni azione economica della nostra vita, acquisto, risparmio o investimento che sia.
Ma se volete esercitarvi per conto vostro, o con i vostri amici, provate a rispondere a questa semplice domanda: “Chi e con quale criterio ha la capacità di emettere moneta?”
Il 90% delle persone (e la maggioranza di voi, statistica già verificata sul campo) risponderà che a creare moneta è la Banca Centrale per conto dello Stato, in un rapporto definito in base alle riserve d’oro. Forse oggi grazie all’informazione diffusa tramite internet qualcuno ha già scoperto ciò che nelle scuole non viene insegnato e cioè che non c’è più alcuna correlazione tra riserve d’oro e creazione di moneta. Figuriamoci! Non c’era neanche ai tempi della Lira quando sulle banconote stava scritto “Pagabili a vista al portatore”. Per trovare una vera convertibilità in oro, forse, bisogna arrivare ai poveri Borboni del Regno delle Due Sicilie, ma questa è un’altra storia.
Tornando ai giorni nostri, quando sentiamo parlare di programmi di Quantitative Easing messi in atto dalle Banche Centrali significa che viene creato denaro dal nulla ed immesso nel sistema economico mondiale. E non parliamo mica di piccole cifre: la BCE da mesi crea dal nulla ed immette nel sistema 80 miliardi di Euro ogni trenta giorni. Lo stesso fa la Banca Centrale giapponese. Quella americana ha smesso da poco tempo, ma solo per poter essere pronta a ricominciare quando tornerà ad essere utile farlo. Non parliamo poi della Banca Centrale Svizzera che, per quanto più piccola di dimensioni in termini relativi, è ancora più esposta.
Ma se tutti questi soldi vengono creati dalle banche centrali, perché l’economia è ancora così in difficoltà? Semplice, perché così funziona il sistema: la banca centrale crea moneta (non si stampa neanche più, basta qualche battito di tastiera), la immette sul sistema prestandola alle banche o, come accaduto recentemente, comprando i titoli finanziari in portafoglio delle banche commerciali, le quali a loro volta dopo aver lucrato speculativamente su questi titoli dovrebbero prestarli ad aziende o privati.
Ciò in parte sta avvenendo, ma troppo poco, e non è neanche a causa dell’ingordigia delle banche intenzionate a speculare a tutti i costi. E’ che, siccome la moneta creata dalle banche costituisce un debito per i loro clienti (i soldi mica te li regalano…), stati, aziende e privati sono troppo indebitati, mentre quei pochi in condizione di indebitarsi preferiscono stare tranquilli e risparmiare. Intanto, l’economia reale va avanti troppo lentamente.
Quindi, ricapitoliamo: un eccesso di liquidità ha causato la crisi, gestita creando ancora più liquidità. Per non vedere più la perdita d’acqua dalla parete si è deciso di allagare l’intera stanza.
Eppure, la storia qualcosa avrebbe dovuto insegnarci. Lo dovremmo sapere bene noi italiani dai problemi degli antichi Romani: spese folli tra battaglie, guerre e bella vita. Quando i soldi non bastarono più provarono a grattare le monete d’oro e d’argento per fonderne di nuove con le limature, ma questo non evitò la caduta dell’Impero. Lo dovrebbero sapere gli spagnoli i quali, dopo aver scoperto l’America ed importato quantità enormi d’oro e di pietre preziose, fallirono più volte. Lo dovrebbero sapere i francesi ubriacati dalla novità delle banconote create dal famigerato John Law ai tempi di Luigi XV. Lo fece per sanare le casse reali desolatamente vuote e, dopo l’euforia iniziale, si giunse al disastro della banca del Regno.
Che cosa dovremmo sapere tutti? Che la moneta creata in eccesso genera inflazione, aumento dei prezzi e, quindi, perdita del potere d’acquisto.
Se avessi un reddito mensile di 1.000 € e, da un giorno all’altro, questo raddoppiasse a 2.000 € al mese; se questo accadesse a tante persone contemporaneamente, i negozianti comincerebbero presto a raddoppiare i prezzi delle cose che mettono in vendita. A quel punto, però, non potrei più dire di essere più ricco.
In ogni caso, tutto questo non sarebbe un problema se non fosse che la moneta è stata creata a debito e, prima poi, l’insolvenza di qualche debitore farebbe cadere l’intero castello fragile di carta.
Viene allora logico domandarsi dove ci porterà questa follia del denaro creato all’infinito da parte delle banche centrali?
Non lo possiamo sapere. In realtà lo stiamo capendo adesso, dopo dieci anni di crisi… Ma gli esperti restano sempre coloro che hanno creato questa situazione.
Sono sempre più convinto che la scienza, anche quella economica, sia molto meno utile della conoscenza. La scienza è alla portata di pochi, la conoscenza invece è a portata di tutti.
La conoscenza ci dice che se la creazione di moneta all’infinito ha portato solo problemi, non significa affatto che, per contrasto, l’austerità porti a migliori risultati.
Lo dovrebbero sapere proprio i tedeschi: per pagare i risarcimenti del Primo conflitto mondiale, si videro imporre sacrifici talmente grandi che diversi politici ed economisti, primo fra tutti Keynes, previdero subito la futura ribellione del popolo tedesco. Lo dovrebbero sapere anche i francesi, i più decisi nell’imposizione delle sanzioni. E’ per questo che il nuovo asse Macron-Merkel, spero, non persegua con maggior vigore gli errori fin qui visti in Europa negli ultimi decenni.
Se la storia ci insegna come né la creazione infinita di moneta, né la austerità esagerata portano risultati, cosa si deve fare per uscire da questa crisi?
La sapienza della conoscenza dovrebbe portarci a rileggere la descrizione biblica del Giubileo presente nel libro del Levitico (25,8-10), secondo il quale al termine del settimo ciclo di sette anni tutte le attività produttive dovevano fermarsi, i debiti non restituiti dovevano essere sanati con la restituzione del bene preso a pegno: una sorta di ” reset” generale in grado di rimettere in condizione il sistema economico di ripartire, a vantaggio di tutta la comunità, sia del debitore, sia del creditore.
Ai tempi di oggi sarebbe possibile tutto questo? Forse no, eppure lo aveva capito esattamente trent’anni fa Bettino Craxi, con un documento approvato dall’assemblea generale dell’Onu nel quale si affermava che un piano coordinato di condono dei debiti sarebbe stato fondamentale per la sopravvivenza non solo dei paesi poveri, ma anche di quelli ricchi.
Rimane il problema dell’ oggi. Nel sistema globalizzato la quantità di moneta creata dal niente non sta generando inflazione perché in realtà serve per sostenere i mercati finanziari. Tutti i guadagni di borsa stanno coprendo le perdite fin qui nascoste che non sono uscite allo scoperto. L’interruzione dei flussi di liquidità porterebbe ad un calo pesante dei mercati finanziari, con altre perdite per i risparmiatori e per gli attivi delle banche. Una situazione difficile da immaginare che, se affrontata come nel 2009 e cioè stampando moneta, non risolverebbe in ogni caso il problema.
La globalizzazione è un come un drogato dipendente dal metadone “moneta finanziaria”. Se allora tocca convivere con questa liquidità bisogna almeno interrogarsi su come questa possa essere distribuita in maniera più efficiente.
Il circuito banca centrale – banca commerciale – aziende – privati non funziona. Occorre favorire la velocità di circolazione della moneta.
Il primo impedimento alla circolazione della moneta è, di fatto, la burocrazia. Purtroppo, alla burocrazia italica si è aggiunta quella europea. L’allontanamento dei processi decisionali dal nostro territorio ha spesso creato situazioni paradossali alle quali non abbiamo saputo adeguarci.
Si tratta di un problema evidentemente politico, di una responsabilità creata anche dal nostro attuale ” sistema partito”, sotto accusa in Italia come pure in Francia.
Siamo sicuri, infatti, che il modello un “uomo solo al comando”, tipo Berlusconi , Renzi e ora Macron, possa funzionare? Senza un partito alle spalle come potranno essere mediate le istanze provenienti dalla base popolare? Paradossalmente, il Movimento 5 Stelle, pur contando su una piattaforma informatica, su un leader carismatico di facciata ed un controllo accentrato in poche persone, è potuto crescere grazie ai ” meet-up”, incontri reali di persone, in luoghi fisici non virtuali.
E’ una scommessa tutta da verificare questa del movimento fluido dietro al leader. Credo invece che si debba tornare ad un contatto maggiore, ad una vicinanza con le persone.
Gesù diceva date da bere agli assetati. Oggi, mi sembra di notare che una grossa fetta della società civile, non solo dei politici, non avverta l’urgenza di rispondere rapidamente a quei bisogni essenziali vitali ben descritti da Maslow.
Parlare di crisi in termini di numeri non può più essere una scusa per eludere i problemi di chi vive la disperazione.
Occorre un nuovo patto sociale per mettere in primo piano i bisogni degli ultimi. Il problema grave dei migranti non può sviare la risposta alle richieste di tutti quegli italiani che vedono nella Caritas il loro unico sostegno.
Compito delle istituzioni e della politica in primis è quello di trovare soluzioni, mediazioni, dialogo costruttivo. Appare un brutto segnale ad esempio la notizia che i dipendenti di Banca Etruria abbiano fatto causa alle associazioni di risparmiatori truffati con il sostegno incredibile di un sindacato nazionale di categoria. E’ una stupida guerra tra poveri che vede l’interesse di parte sopraffare l’interesse comune.
Dal punto di vista pratico e concreto una importante opportunità è offerta dallo sfruttamento delle nuove tecnologie. Il processo di sviluppo tecnologico potrebbe apparire come uno sminuire il ruolo dell’uomo nei processi lavorativi. Questo accadrà sicuramente se questo processo sarà subìto affidandosi solo ed esclusivamente al mercato, il quale essendo concorrenziale privilegerà alcuni rispetto ad altri. Se invece gestito attentamente, in particolare dalla politica, le nuove conoscenze potranno portare un grande aiuto alla soluzione dei problemi.
Ad esempio, in campo informatico si è sviluppata la tecnologia della “Blockchain”. Cos’è? Un codice informatico inviolabile che tra i primi utilizzi ha visto la creazione di monete virtuali. Accettate da una comunità vasta di persone, a livello mondiale, cominciano a diffondersi come mezzi di scambio indiretto. Monete vere e proprie, con le quali è possibile acquistare e vendere beni on-line. Oppure con la possibilità di circolare all’interno della comunità di persone che la accetta come mezzo di scambio.

Le proteste a Wall Street
Al momento, l’interesse maggior di queste monete tipo Bitcoin, Ethereum, Litecoin, ecc è puramente speculativo, ma parallelamente stanno nascendo circuiti di persone che le utilizzano per lo scambio di beni e servizi facendo circolare non soldi veri, ma crediti. Un falegname fa un mobile per un bar; lavoro non pagato in Euro, ma con un credito trasferibile. Il falegname userà il proprio credito per pagare il commercialista. Questi, a sua volta, lo userà per pagare il catering richiesto per un evento organizzato dal bar. Il debito del locale nei confronti del falegname è compensato dal credito da incassare dal commercialista. Stesso dicasi per il debito del commercialista nei confronti del bar compensato dal credito da incassare dal falegname.
Un circuito chiuso che presenta un primo vantaggio evidente. Il denaro non può essere incassato, né risparmiato. Quindi, tutti i soggetti sono stimolati a spenderlo con la certezza che il denaro rimarrà nel circuito e tornerà sotto forma di nuovo lavoro.
Circuiti simili stanno nascendo in tutto il mondo. In Italia il più famoso è quello denominato Sardex con diverse altre monete locali affiliate. Perché la politica non dovrebbe studiare questi nuovi strumenti? Questa soluzione certamente aumenta la velocità di circolazione della moneta e, quindi, accelera i tempi con i quali i diversi partecipanti ricevono i benefici della creazione di moneta rispetto al sistema bancario. Tra l’altro, una moneta complementare destinata ad affiancare, ma non a sostituire l’Euro, potrebbe essere emessa senza creazione di debito e, altro elemento da considerare, non è possibile contraffarla.
In realtà, la politica se ne sta interessando. Ne parlano da tempo i 5Stelle, ne sta parlando Berlusconi, ma la sensazione è che, appunto, se ne parli solamente. Il mercato sarà sempre più veloce, si rischia di lasciare la gestione di questi strumenti a soggetti senza un interesse comunitario.
Che dire: rileggere la storia, ridare la supremazia alla conoscenza rispetto alla scienza, tornare a rispondere ai bisogni degli ultimi, del prossimo più vicino, oltre che a quello proveniente da lontano. Concretamente. C’è uno spazio enorme da colmare che i cattolici sono chiamati a riempire per dare una svolta decisa al cammino della nostra società. Partendo prima di tutto dal riscoprire il senso dell’urgenza. Ora e adesso”.
Gianni Di Noia
- La crisi dei sub-prime in buona sostanza è stata causata dall’avidità di incrementare la ricchezza per conquistare posizioni sempre più elevate, sia sul piano personale, sia d’impresa, in questo vortice di folle competizione che si è instaurato, contando sull’analfabetismo finanziario dei più;
- L’austerità può essere interpretata in diversi modi, non tutti negativi. Infatti, i modi buoni, inducono, i singoli, a rivedere i propri livelli di spesa improduttiva ed a ricondurli su livelli correlati alle proprie capacità produttive o reddituali (cosa che pochi stanno attuando); lo Stato, ad intraprendere, in senso anticiclico, un’azione di riequilibrio sociale utilizzando le risorse in sovraccumulo per compensare le carenze ( anche in questo caso non se ne vede traccia).
- La politica economica di Robin Hood che oggi si avverte tanto necessaria sia sul piano nazionale che internazionale è una forma più morbida ed aggiornata di quella del 7° ciclo, ma i frutti sarebbero ugualmente molto buoni.
- Ben vengano i circuiti di diverse forme di unità di scambio (attenzione però a imprevedibili corti circuiti di fiducia di detti sistemi che potrebbero ripercuotersi a ritroso con effetti pericolosi) ma in funzione surrettizia, integrativa e forse anticipatrice di un diverso modello di politica economica finalizzato a modificare l’attuale iniquità degli assetti.
Carlo Ranucci