I risultati di queste elezioni non segnano solo un pesante tracollo del Pd di Matteo Renzi ed il culmine di una diffusa protesta contro una politica ventennale che ha danneggiato soprattutto i ceti medi e quelli popolari. Dobbiamo prendere atto, infatti, anche della cocente sconfitta che dalle urne viene pure per il movimento politico dei cattolici.
O meglio, per quella varietà di gruppi, persone e posizioni le quali, pur rifacendosi ad una particolare comune sensibilità pubblica, quella per intenderci discendente dall’adesione alla Dottrina sociale della Chiesa, hanno finito per disperdersi tra le forze politiche più diverse e, persino, contrapposte, senza la capacità di marcare una forte differenza rispetto ai partiti tradizionali. Quelli sostanzialmente sconfitti il 4 marzo, soprattutto Pd e Forza Italia.
Noi di Convergenza cristiana, lungo tutto un intero anno, ( CLICCA QUA ) abbiamo partecipato ad una rete di relazioni affinché le elezioni diventassero, invece, un’occasione di “ convergenza” per la maggior parte dei cattolici democratici e costituissero il primo passo per la creazione di un nuovo soggetto politico capace di aggregare ed avanzare proposte innovative, ma anche realistiche e sostenibili, per il Paese rifuggendo da ogni ipotesi integralista e di parte ( CLICCA QUA ).
Non ci siamo riusciti e non è stato possibile dar vita, a partire da un voto tanto cruciale, ad una lista unitaria autonoma, non schierata pregiudizialmente né con la destra né con la sinistra.
Non si è riusciti ad offrire un’occasione di autentico superamento di una realtà politica ed istituzionale di cui il Paese vuole e deve liberarsi, come indica chiaramente anche questo ultimo risultato elettorale.
Eppure, abbiamo provato, fino alla immediata vigilia della formazione delle liste, ad interloquire con entità più collegate al Pd, attraverso personaggi come Dellai e Giuseppe De Mita, oppure più richiamate da Forza Italia, magari via Parisi, come nel caso di Costruire insieme di Ivo Tarolli. Sulla ipotesi di una presenza autonoma abbiamo constatato la convergenza del solo Partito della famiglia il quale, però, ha poi preferito provare una propria, solitaria esperienza elettorale.
Siamo riusciti ad interloquire comunque con la Democrazia cristiana di Gianni Fontana e tanti altri amici incontrati nel corso dell’anno per presentare una lista in grado di segnare “ un ricominciare” per quelle tante realtà del mondo cattolico che intendono sostenere in modo laico ed autonomo i propri valori e le proprie attese all’interno di un impegno sincero per il bene comune.
La nostra disponibilità è nata sulla base del fatto che la Democrazia cristiana pensata da Gianni Fontana debba essere completamente rinnovata nell’immagine, nelle facce che la rappresentano e nel programma. La Dc ha dovuto, però, nuovamente constatare di non aver completamente compiuto il proprio percorso di rinascita, visto che altri hanno potuto utilizzare il simbolo storico dello Scudo crociato. Un simbolo, in ogni caso, rivelatosi da solo insufficiente ad assicurare una credibilità e una possibilità di adesione di fronte al corpo elettorale.
Quella con la Dc è stata un’esperienza con tante luci, visto che si è smosso molto soprattutto in periferia da dove sono giunte vecchie e nuove adesioni. Come in tutte le esperienze umane, non sono mancate alcune ombre che si spera possano essere fugate immediatamente per confermare il valore di un tentativo di rinnovamento generoso e disinteressato.
La situazione all’indomani del voto è, dunque, caratterizzata dalla scomparsa dal Parlamento italiano di qualunque forma di presenza politica organizzata di cattolici e, probabilmente, le nuove camere avranno il più basso numero di parlamentari di formazione cristiana mai presenti nella storia italiana.
L’obiettivo nostro, però, era e resta ambizioso: quello di riproporre al Paese una politica che rifacendosi alla Dottrina sociale della Chiesa e alla Carta costituzionale costituisca una discontinuità con quelle linee legislative ed istituzionali che hanno caratterizzato gli ultimi 25 anni. Un periodo marcato dall’allargamento delle forbice tra ricchi e poveri come pure dalla mancanza di una politica economica, sociale e culturale capace di mettere al centro del “ futuro” la valorizzazione della persona, della famiglia e dei gruppi sociali intermedi.
Tocca dunque ricominciare a tessere il filo di un nuovo progetto con pazienza ed umiltà.
Una decisione a cui si giunge proprio perché dal voto vediamo confermate le ipotesi destinate a complicare ancora di più gli equilibri politici ed istituzionali. Più che mai si registra la necessità di un’iniziativa diversa in materia di politica economica così come Convergenza cristiana ha cominciato a delineare ( CLICCA QUA ), di più efficaci ed innovative scelte fiscali, di un impegno marcatamente rivolto verso la salvaguardia del lavoro, della famiglia e della scuola.
L’idea di dare vita ad un nuovo soggetto politico dei cattolici non nasce sulla base di un istinto integralista autoreferenziale o da una pulsione che spinge a chiudersi tra le proprie mura.
Al contrario, perché gli italiani hanno bisogno di una presenza nuova in grado di prospettare una diversa capacità di operare in un’Europa da riscrive, non nei suoi ideali e nei suoi progetti di lungo respiro, bensì nella sua articolazione concreta e quotidiana, diventando sempre più un’occasione di crescita per tutti i popoli europei e le loro potenzialità.
Con molti degli amici che hanno percorso altre strade in questa tornata elettorale ci siamo dati appuntamento a dopo il 4 marzo proprio in questa prospettiva e, dunque, noi siamo pronti a ripartire con tutti loro e con tutti gli italiani di buona volontà.
Giancarlo Infante