C.d.d.: come dovevasi dimostrare. Eravamo stati sin troppo facili profeti i giorni immediatamente successivi all’esito delle elezioni del 4 marzo scorso con il nostro articolo “Nella speranza che si avverino le promesse elettorali” ( CLICCA QUI) pronosticando che l’affermazione dei partiti cd. populisti avrebbe creato situazioni difficili in quanto portatori di progetti ritenuti insostenibili e quindi irrealizzabili. Oggi, a circa 90 giorni dal voto, possiamo affermare senza alcun dubbio che il programma del nuovo Governo giallo/verde che entra in carica è, a nostro giudizio, assolutamente inadatto a fronteggiare le esigenze della cittadinanza: i migliori propositi della Lega e del M5S uniti a formare una miscela esplosiva dagli effetti potenzialmente devastanti in grado di mettere definitivamente in ginocchio la già traballante struttura del nostro Paese tra i più precari al mondo in tema di disuguaglianze sociali, debito pubblico ed etica.
Sia ben chiaro che consideriamo meritata la conquista del Governo da parte dei gialloverdi in quanto premio di una coraggiosa e pervicace battaglia condotta al fine di espellere dal quadro parlamentare la “casta” colpevole di aver gestito il Paese per diversi lustri per il proprio tornaconto, in modo impalpabile, ben attenta a non modificare gli assetti costituiti e a tutelare i propri interessi, noncurante delle esigenze dei cittadini e della necessità dii ristrutturare il sistema Italia.
Tuttavia, la speranza che dalle parole non si passasse ai fatti, che ci confortava allora, poggiava sulla circostanza che nessuna delle due formazioni aveva raggiunto la maggioranza assoluta per governare in autonomia e che quindi difficilmente queste avrebbero ricevuto da altri il sostegno necessario per governare. Ora la speranza si è spenta.
Infatti, bramosi di porsi al comando della nave e consapevoli dei pericoli che un ritorno immediato alle urne poteva comportare, i due capitani si sono stretti in un abbraccio fraterno – nefasto per la Nazione – inventando l’idea del contratto che unisce gli estremi, in un disegno sostanzialmente di antisistema. Hanno formulato e condiviso metodi di lavoro e programmi intrisi di forte senso autoritario ed autarchico sia in ambito interno che nei rapporti esterni. Atteggiamenti tracotanti e spavaldi. Una vera iattura per il Paese.
Era stato già sottolineato prima del voto quanto fossero ritenute irrealizzabili le politiche socio/economiche propagandate in campagna elettorale sia da parte dei Grillini che da parte della coalizione di centro destra. Ora il contratto di governo ne conferma l’insostenibilità. E’ sufficiente ricordare in proposito, da una parte, la proposta dell’applicazione del criterio fiscale della flat tax che favorisce i redditi più elevati e amplia la forbice finanziaria tra le classi, creando nel contempo un forte ammanco nelle casse pubbliche. Dall’altra l’introduzione del reddito di cittadinanza metodo che ripropone sotto mentite spoglie e in maniera più corposa l’indennità di disoccupazione elargendo risorse che lo Stato non possiede e senza nulla precisare dove eventualmente potrebbe andarle a trovare.
Questi due filoni programmatici da soli danno l’dea della pericolosità del percorso su cui ci si sta avviando: un cammino verso lo spettro del default, verso il commissariamento europeo, verso una crescente divaricazione del benessere sociale, verso una situazione di forti tensioni sociali che potrebbero ripercuotersi con effetto domino nella realtà internazionale. Nessuna realistica e significativa proposta per il recupero del Mezzogiorno, per la rinascita dei valori dell’etica, per la difesa dei diritti naturali della persona.
Le due forze governative ritengono inoltre che questa sorta di contratto politico esoneri una parte dalle responsabilità connesse alle proposte dell’altra. Ma è ben vero il contrario. Ogni contraente si rende dinanzi corresponsabile dinanzi agli elettori dell’attuazione del contratto in senso unitario e quindi di tutte le conseguenze che ne potranno derivare. In questa logica, la più grave responsabilità viene assunta dal M5S che per la prima volta nella sua pur breve storia abbandona la posizione idealista dello splendido isolamento per diventare invece colonna portante nonché elemento di promozione della politica della Destra con tutte le conseguenze sul piano della giustizia sociale, della solidarietà, dell’accoglienza, dell’integrazione che ne deriveranno. Il M5S abbandona il suo stato di purezza contaminandosi con la Destra reazionaria e nazionalista. La sua ascesa e la sua storia di movimento rinnovatore subisce un grave e forse definitivo arresto.
Non termina invece qui purtroppo la brutta crisi della società italiana che si pensava avesse già toccato il fondo: purtroppo non è così. Ribadiamo il concetto già espresso: a parziale scusante del voto degli italiani stava la quasi assoluta mancanza di idonee alternative. Le soluzioni proposte oscillavano infatti dai partiti tradizionali che, con alterne gestioni, avevano condotto il Paese alla grave crisi morale ed economica ancora in corso, alle nuove formazioni prive di base ideologica ma opportunisticamente sorte e cresciute cavalcando i sentimenti di ribellione e di giustizia di buona parte della popolazione. Risultavano assenti le forze moderate tra le quali i partiti e i movimenti d’ispirazione cristiana: sia a causa di ingiustificati frazionamenti al loro interno sia perché, come nel caso della Democrazia Cristiana, il suo ritorno sul palcoscenico parlamentare è stato fortemente ostacolato dalla casta dominante. Oggi forse una sua significativa presenza in parlamento avrebbe contribuito a risolvere in meglio i problemi di governo.
Ciò che comunque ci conforta e ci incoraggia è il pensiero che con un’auspicata rinascita ed una ritrovata compattezza di queste ultime potrà aprirsi uno spiraglio di sereno in questo cupo cielo che incombe sul nostro Paese: Paese che ha urgente bisogno di una rigenerazione morale che passi attraverso un autentico esame di coscienza, sia nel pubblico che nel privato. Onestà e trasparenza nei comportamenti, moderazione nelle pretese e nelle richieste, allineamento dello standard di vita alle capacità e alle reali necessità di ognuno, dimensionamento dei compensi e dei profitti in termini relativi e assoluti, commisurandoli all’importanza delle funzioni, sono tra i valori da recuperare. Ci si è allontanati in buona parte dalla morale cattolica senza trovarne un’altra in sostituzione, lasciandosi sedurre dal consumismo e dal benessere materiale in chiave edonistica, spesso elevandoli ad idoli. Inoltre, il timore per un futuro quantomai incerto in un contesto sociale in continuo cambiamento e la inconsistente risposta dei governanti alle esigenze delle famiglie e dei giovani hanno accentuato la tendenza all’auto difesa del cittadino che si è ulteriormente ripiegato su comportamenti egoistici. La popolazione italiana ha smarrito la sua identità in quanto non si è sentita adeguatamente rappresentata dai governanti nei propri diritti e secondo il criterio di proporzionalità, in violazione dei basilari precetti della nostra Costituzione.
Diventa ora indispensabile impiegare proficuamente il tempo nel quale l’attuale Governo, che non riteniamo all’altezza del compito, rimarrà in carica per ricostituire il quadro delle componenti moderate e di matrice cattolica e delle altre che ne condividano principi e valori.
Si avverte nell’opinione pubblica, con intensità crescente, l’esigenza della presenza di un Soggetto politico dalle solide basi ideologiche democratico-cristiane a vocazione europea. Una forza in grado di porsi come sicuro punto di riferimento in un contesto sociale liquido e complesso nel quale le questioni interne assumono rilevanza planetaria e viceversa. Una formazione che sappia affermarsi non per l’etichetta ma per la capacità di proporre soluzioni adeguate alle sfide continuamente mutevoli lanciate dalla società odierna e futura e in grado di intercettare i problemi trasversali della popolazione. Una componente dalla chiara e profonda visione della società impostata sull’inclusione, sul giusto riconoscimento dell’impegno individuale, rappresentata da una classe dirigente responsabile e competente che sappia muoversi con lungimiranza e con apertura fraterna all’Europa e al mondo, ponendo rigorosamente al centro della sua visione la persona e la tutela della sua dignità, dalla nascita alla morte.
Carlo Ranucci
Presidente di Convergenza Cristiana 3.0