Qual è oggi il ruolo del laico nella Chiesa e nel mondo? Un tema reso attuale, e nuovamente riproposto, sia dalle “ novità” che la comunità cattolica incontra al proprio interno nel terzo millennio, sia per il confronto cui i credenti sono costretti, anche in forme inesplorate fino ad oggi, con le dinamiche di una realtà economica, sociale e politica in continua e velocissima trasformazione.
Così, lo scorso 22 giugno, presso la Sala delle Conferenze dell’Ordinariato Militare per l’Italia, si è svolto un convegno organizzato da Convergenza Cristiana 3.0 dal titolo“Il laico parte viva della Chiesa e del mondo. Il riferimento teologico e la base del suo impegno”.
Come preannunciato, pubblichiamo il video del convegno, sia in versione integrale( CLICCA QUI ) sia con la possibilità di seguire i singoli partecipanti.
I lavori sono stati aperti dall’avvocato Emilio Persichetti, uno dei fondatori di Convergenza Cristiana 3.0 ( CLICCA QUI ) il quale ha sottolineato l’importanza della definizione dello Statuto del Laico perché, oggi, altrimenti, “ non si può immaginare un impegno nel sociale e nel politico di un cattolico. Il Concilio Vaticano II- ha proseguito Persichetti- ha dato spazio al laicato ed è ora il momento di giungere ad una sua più completa definizione”.
Il primo relatore è stato don Gianni Fusco, Docente presso l’Istituto Universitario LUMSA per le materie giuridiche e teologiche, con un intervento dal tema: “ La legislazione canonica vigente sui laici: tradizione e innovazione” ( CLICCA QUI ).
Don Fusco ha presentato un ampio excursus storico sulla questione del laicato e del laico che risale fino alle prime comunità cristiane, al punto da ricordare come molti “ autori concordano nel sostenere che fu proprio il cristianesimo ad introdurre l’idea del dualismo fra ordine spirituale (potere religioso) e ordine temporale (potere politico)”.
Viene, così, individuato “ un legame in Dio fra i due ordini, una comune derivazione da Lui. Non una derivazione dell’uno dall’altro, che giustifichi una eventuale subordinazione dell’uno rispetto all’altro. In tale ottica, inoltre, si arriva a Dio percorrendo la vita umana sia nell’ordine spirituale che in quello temporale; in forme e per strade certo diverse, con compiti sicuramente dissimili, eppure tutti conducenti allo stesso Essere, causa prima di ogni realtà umana”.
Secondo don Fusco la figura del laico può essere sintetizzata in questa definizione: «il laico è un uomo della Chiesa in mezzo al mondo per costruire comunità del Popolo di Dio, ed è uomo del mondo nel seno della Chiesa per farsi eco in essa di tutti gli interrogativi, aspirazioni, problemi e conflitti che palpitano nel mondo”.
Proseguendo nel suo esame storico dell’evoluzione della figura del laico, don Fusco ha sostenuto che “ il momento propizio per l’affermazione esplicita del laicato fu il Concilio Vaticano II, sebbene anche in precedenza fossero sorti fiorenti movimenti laicali nella Chiesa che, anche se concepiti come una semplice «longa manus» del clero, già manifestavano i sintomi di una imminente prospettiva di cambiamento nella mentalità e nella disciplina ecclesiali “, per poi aggiungere: “ il Concilio recupera la concezione di «christifidelis» come soggetto giuridico fondamentale e come base essenziale della società ecclesiale, riconoscendo il principio di uguaglianza ontologica di tutti i fedeli che si ha in virtù del battesimo e della responsabilità che grava su ciascun cristiano nel compimento della missione della Chiesa
Il momento centrale della riflessione teologico-pastorale di tale Concilio è la coscienza nuova che la Chiesa ha di se stessa e della propria missione”.
Con il Codice del 1983, nel Libro II, «De Populo Dei», si va oltre quello del 1917 che “ parlava prima dei chierici, poi dei religiosi, e infine, quasi in appendice, accessoriamente, dei laici, è molto significativa”.
Viene superata, così, la contrapposizione tra soggetti attivi e soggetti passivi
dell’azione ecclesiale: in questo modo, il laico cessa di essere persona di seconda categoria, mero soggetto passivo, capace solo di ascoltare e di obbedire, acquistando la possibilità di partecipare alle opere fondamentali all’interno della Chiesa, come autore, cioè, della «consecratio mundi intra Ecclesiam» , in piena corresponsabilità con gli altri soggetti giuridici. I laici, a tutti gli effetti, vengono ora, insieme ai chierici ed ai religiosi, considerati membri attivi del Popolo di Dio, titolari ed esecutori della missione salvifica della Chiesa nel mondo”.
Nel corso di un suo intervento video, il professor Marco Vergottini, Docente presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Milano, ( CLICCA QUI ) ha presentato il suo libro dal titolo “ Il cristiano testimone. Congedo dalla teologia del laicato”. A suo avviso, il vero problema del laico è quello di diventare “ cristiano maggiorenne”, a pieno titolo. Egli propone l’abolizione del termine laico recuperando la nozione del Concilio Vaticano II di “ Christifidelis”, cioè cristiano, cioè battezzato. “ Quando diciamo questo- ha aggiunto Vergottini- abbiamo detto tutto. Il resto è solo un’aggiunta non definitiva in ordine a recuperare la vocazione cristiana dei comuni credenti nel Signore Gesù”.
Vergottini si è detto convinto della necessità di “ restituire” uno spessore teologico della figura del laico ed è contrario a quel dualismo tra la figura dei sacerdoti e dei chierici, dediti alle “ cose di Dio” e quella del laico, dedito alle “ cose del Mondo”, come se la Chiesa esistesse “ a fianco del Mondo, giustapposta al Mondo”. In realtà- egli ha proseguito- la Chiesa vive nel Mondo e nella Storia e, quindi, ogni cristiano vive una profonda vita ecclesiale e una profonda esistenza nel Mondo”.
Vergottini ha citato al riguardo la figura di don Luigi Sturzo, prete e più grande pensatore politico del secolo scorso ed aggiunge la necessità di riferirsi al Capitolo II della Lumen Gentium che fa riferimento ai cristiani come battezzati e discepoli di Cristo. A suo avviso, le successive distinzioni hanno introdotto degli elementi secondari rispetto a ciò che li unisce: “ essere afferrati da Cristo con il Battesimo. Dunque, ogni cristiano è “ Re, sacerdote e profeta”. E’ così indicando un’oscillazione tra una prospettiva universalistica ed una clericale, o canonica.
Egli ha sostenuto che, dopo il Concilio Vaticano II, è riemersa la prospettiva che la Chiesa sarebbe soprattutto dei religiosi e, dunque, che il peso della tradizione porta a “ non rispettare completamente la visione universalista”.
Vergottini contesta l’interpretazione secondo la quale il termine laico venga da “ laòs” che ha pure una valenza negativa perché indica il suddito, il non cittadino.
E’ dunque venuto il momento- ha sostenuto Vergottini- di chiedersi che ne è della teologia del laicato e se non sia superata da una visione di “ testimonianza” del credente nella Storia. Egli, dunque, invita a “congedarsi” da una “ straordinaria” pagina della storia teologica perché oggi il contesto ecclesiale non consente più di usare il termine laicato, che non ha più “ pregnanza” nel linguaggio ecclesiastico.
Secondo Vergottini, è venuta meno anche la validità del termine “ impegno” e crede, dunque, che valga “ la pena di investire” sulla cifra della “ testimonianza”, perché il “ testimone” è colui che dà testimonianza e “ prende partito” per la “ Verità”, quella “ che abbiamo incontrato nella Pasqua di nostro Signore Gesù: non possiamo tacere ciò che abbiamo ascoltato.
Forse, nella Chiesa del futuro, “ che sta già cominciando- ha aggiunto Vergottini- bisognerà ragionare con categorie nuove” perché non si può affermare che i laici si occupano della vita familiare, sociale e politica mentre si apre tutta la questione dei “ ministeri” nella Chiesa a cui anche i credenti laici devono prendere parte. Del resto, la Chiesa, in primis i vescovi, non possono non prendere atto della Storia in cui vive e, così, a nessuno pare strano che il Papa o il Presidente della Cei intervengano sulla scena politica a difesa della causa dei migranti. “ Non sono invasioni di campo- ha sostenuto Vergottini- perché il campo della Chiesa è il Mondo” e, così, viene meno quella visione dualistica che ha condizionato il linguaggio e, forse, anche l’elaborazione teorica degli ultimi 50 anni.
Vergottini ha aggiunto che il Concilio Vaticano II ci invita a rinnovare i nostri schematismi ideologici e a guardare la realtà senza partire da pregiudizi teorici, ma da una ricognizione sui fenomeni in atto nella società e nella Chiesa. Vergottini, così, ha concluso che a suo avviso c’è uno spazio per una “ teologia della testimonianza.
E’ poi intervenuto il professore Silvano Scalabrella, Docente di Dottrina Sociale della Chiesa presso l’Università Pontificia San Tommaso d’Aquino, con un intervento dal titolo : “ Matrimonio Sacramento della laicità: verso una nuova teologia del laicato”. ( CLICCA QUI )
Secondo Scalabrella, possiamo “ oggi tentare di pensare la nozione Laico secondo una nuova prospettiva”. A suo avviso, infatti , “ il cristiano può scegliere la via sacramentale del Matrimonio, come iniziazione alla sua santificazione e attuazione della sua missione nel mondo. Questo cristiano così diviene laico. il Matrimonio pertanto diviene il fondamento delle tre espressioni della vita laicale: la famiglia, il Lavoro, la Politica”.
Questo perché “ il Matrimonio, sostiene l’oratore, è per sua essenza luogo teologico, rivelativo del disegno di Dio sull’uomo, in ordine alla sua chiamata e alla sua vocazione. Perciò possiamo dire che, mentre il sacerdozio e la vita religiosa si definiscono a partire dalla Chiesa, la chiamata-vocazione del fedele laico si definisce a partire dal mondo. Sacerdoti, Religiosi e Laici si incontrano nella Chiesa e nel mondo per costruire insieme il Regno di Dio, pur partendo da punti iniziali diversi. Ecco dunque la grande novità del Vaticano II: la missione pastorale della Chiesa nel mondo e la comprensione teologica del Laico a partire dal mondo”.
Dunque, “ se famiglia-lavoro-politica costituiscono l’ambito specifico dell’impegno del laico nel mondo secondo la sua propria indole secolare, allora ciò significa affermare positivamente che la loro tipicità può essere compresa solo a partire dal superamento della divisione Chiesa-mondo e della opposizione clero-laicato, così come è stata elaborata dalla cultura (cristiana e non) occidentale nel corso dei secoli”.
Secondo Scalabrella, “ se la Chiesa è chiamata a svolgere la sua missione nel mondo, allora cade la tentazione di introdurre una nuova bipolarità: la Chiesa ai preti, il mondo ai laici. Al contrario, possiamo dire: comune è la loro vocazione, diverse le modalità di attuazione di essa nella Chiesa e nel mondo. Per quanto riguarda i Laici, ciò significa: la loro condizione sociale e di vita nel mondo non prescinde dalla loro appartenenza al Popolo di Dio; la loro laicità non si risolve in un loro modo di essere presenti nella vita della Chiesa. Si potrebbe dire con altre parole: dopo aver praticato per secoli solo la Messa nel Tempio, ora stiamo imparando a celebrare anche la Messa nel mondo (Teilhard de Chardin)”.
Con quale termine definiremo in futuro la missione del laicato? Scalabrella si è detto d’accordo con Vergottini, che nel suo recente saggio ha scritto: “sono andate esaurite le potenzialità offerte dalla cifra dell’apostolato e dell’impegno.
Vergottini- secondo Scalabrella- propone la nozione di testimonianza, in quanto capace di “apparire figura sintetica della vita cristiana, proprio in quanto la nascita della comunità cristiana avviene in ragione della condivisione del Vangelo testimoniato, e al contempo essa vive e si espande in ragione del Vangelo da testimoniare”.
Tuttavia La testimonianza è propria di tutti i credenti e non può essere assunta a designare lo specifico del fedele laico, fino a sostituirsi al termine stesso di laico. Sotto questo profilo, inevitabilmente si prenderebbe congedo dalla teologia del laicato perché inverata in una ‘teologia della testimonianza credente’ nella storia.
“ Non condivido questa posizione- ha detto Scalabrella- per alcune ragioni: in attesa che un giorno la Chiesa si riconosca nella appartenenza di tutti i credenti a Cristo, da cui scaturisce la titolarità di tutti i battezzati a essere riconosciuti senza discriminazioni come uomini e donne di Chiesa; in attesa che un giorno la logica sinodale prevalga su tutto con la sua aspirazione alla communio, sì da assicurare a tutti la loro presenza nella pluralità dei doni personali per l’edificazione della Chiesa; in attesa di quel giorno, non possiamo non pensare in positivo la possibilità di portare a compimento nello spirito conciliare una teologia del laicato”.
Il professor Furio Pesci, Professore di Storia della Pedagogia dell’Università “ La Sapienza “ di Roma, è quindi intervenuto ( CLICCA QUI ) esprimendo l’impressione che qualcuno intende superare un passato individuato come insoddisfacente e ricco di contraddizioni in grado di appesantire il cammino della Chiesa nella nostra epoca.
A suo avviso, si sente la necessità di rompere e ricostruire un qualcosa di nuovo, ma egli esprime delle cautele perché abbiamo a che fare con una storia millenaria. Così, chi assume delle posizioni dirompenti avrebbe l’onere di dimostrare in che cosa consista questa inadeguatezza radicale e le ragioni che renderebbero necessario distinguere l’epoca presente rispetto a quelle del passato.
Non appare, infatti, chiaro a che cosa si voglia arrivare e si sembrerebbe giungere su posizioni quasi luterane.
Secondo il professor Pesci questo avviene anche in altri campi ed avvicina le posizioni di Vergottini a quelle di Francesco D’Agostino nel sostenere la necessità di rompere con schemi del passato che non sarebbero più aderenti alla realtà di oggi ( CLICCA QUI http://www.convergenzacristiana.it/2018/04/23/le-strane-idee-che-serpeggiano-per-sostenere-che-i-cattolici-non-sono-capaci-di-fare-politica-carmelo-rinaudo-risponde-al-prof-dagostino/ ) e, quindi, si propone di cambiare l’identità dell’impegno pubblico dei cattolici, con il rischio, a suo avviso, di esprimere una debolezza metodologica ed avere una visione “ mitologica” sia del passato, sia del presente.
Siamo di fronte- ha aggiunto il professor Pesci- ad una “ indistinzione” dei due ministeri, quello degli ordinati e quello dei non ordinati, ed anche del come i cattolici entrano in campo. Con la conseguenza di “ annacquare” e dissolvere una identità pubblica riconosciuta.
Forse lo scopo, o la speranza, è quella di “ ammorbidire” i contrasti con un mondo che probabilmente, oggi, è poco propenso ad ascoltare la voce della Chiesa e dei cattolici. A suo avviso, però, questo può essere illusorio e in grado di produrre un danno alla chiarezza con cui si dovrebbe affrontare e superare i problemi ancora oggi sul tappeto.
Ha preso, poi, la parola monsignor Gastone Simoni, vescovo emerito di Prato, ( CLICCA QUI )per sottolineare l’importanza del tema in discussione per la cui chiarificazione “ sembra non essere stati sufficienti né il Concilio Vaticano II né l’enciclica Christifideles laici. Monsignor Simoni ha ricordato il dibattito pubblico intercorso tra monsignor Bruno Forte e il professor Giuseppe Lazzati, nel corso del quale il primo sosteneva la necessità di superare la teologia del laicato e descrivere meglio lo stato della Chiesa nelle sue varie componenti e, siccome, la Chiesa è impegnata nel “ secolo”, monsignor Forte optava per il superamento del distintivo specifico dei cristiani laici.
Giuseppe Lazzati, ha ricordato monsignor Simoni, rivendicava invece “ la logicità, profondità e insuperabilità” del magistero teologico del Concilio Vaticano II sullo Statuto dei laici.
Monsignor Simoni ha ricordato la coincidenza del dibattito con la ricorrenza dei santi Paolino da Nola e Tommaso Moro, il protettore dei politici. Moro impegnato nel matrimonio e nella politica. San Paolino vescovo e sposato. Ciò, dice monsignor Simoni, porterebbe a far pensare ad una “ interscambiabilità” dello stato della stessa persona.
Vergottini, ha ricordato monsignor Simoni, si è riferito alla figura di Sturzo che era sacerdote , certamente coerente con il suo stato, ma anche completamente impegnato nel pensiero e nell’azione politica. L’esame della storia, dunque, porterebbe ad una messa in discussione di questo tema e la problematica c’é. Queste tesi che si contrappongono hanno un certo fondamento.
Monsignor Simoni interviene a commento della posizione del professor Vergottini rilevando come essa sia più “ estrema” di quella di monsignor Forte, a proposito della terminologia, e si è chiesto, nel caso in cui si eliminasse il termine laico, come si chiamerebbero allora quelli che tradizionalmente vengono chiamati vescovi, sacerdoti e religiosi?
Il professor Giuseppe Sacco ( CLICCA QUI ) ricorda come l’uomo si sia prima impegnato per conoscere i meccanismi della natura, poi quelli della società. Inizialmente, la base era quella di una visione ultraterrena. Successivamente. Si è pensato di analizzare, anche la società, con un metodo scientifico.
Noi viviamo in un periodo in cui l’idea che la società ed i suoi rapporti si possano fondare sulla sola Ragione è in assoluto declino. Predomina il convincimento che i rapporti umani si fondino sulla forza.
Dopo un quarto di millennio, nel corso del quale si è cercato di togliere Dio dall’Altare, c’è una ricerca per concepire i fini dell’Uomo, a conferma che mai come oggi sarebbe necessario l’ispirazione cristiana per far vivere la Società in maniera civile. Ciò appare in maniera evidente e non c’è bisogno di essere dei fanatici cattolici per rendersene conto: basta essere delle persone di buon senso.
Dobbiamo chiederci, però, perché questo non accada.
Lungo tutto il corso dell’800, in Europa, si cerca di organizzare la libertà e, subito dopo, l’uguaglianza. E’ mancata la fraternità perché essa è stata svilita e trasformata nel suo contrario.
In America è emersa la “ strana”tendenza a prendere una parte per il tutto e questo spiega l’emergere della cultura del gender, ad esempio, come prosecuzione delle contestazioni giovanili che hanno significato una rivolta nei confronti del conformismo precedente: così sono nota le rivendicazioni dei diritti delle minoranze. Contemporaneamente, negli Usa è nata l’ideologia neo conservatrice che da diritto all’America di comandare sul resto del mondo.
Viene da chiedersi se esistono dei cristiani negli Stati Uniti. Domanda difficile cui rispondere anche perché ha preso corpo una diffusione del liberalismo che sembra distruggere tutto.
Passando alla Francia, il professor Sacco, afferma che in quel Paese esiste una “ minoranza perseguitata”, mentre in Russia, Polonia e Ungheria si assiste al ritorno di elementi legati al cristianesimo, con un antiglobalismo che si rifà a valori antichi
Si è poi passati alle repliche conclusive di don Gianni Fusco ( CLICCA QUI ) e di Silvano Scalabrella ( CLICCA QUI ).