Sul primo turno delle elezioni presidenziali francesi si è già scritto molto ed anche nostri amici hanno portato un contributo seguendo le reazioni dei mercati , come Gianni Di Noia ( CLICCA QUA ) o chi come Nino Galloni ( CLICCA QUA ) guarda alla prospettiva europea e vede il risultato elettorale come un’ulteriore occasione sprecata a causa della eccessiva frammentazione.
A noi, oggi, interessa aggiungere soprattutto la riflessione sul fatto che il voto uscito dalle urne sembra confermare l’apparente inconsistenza di un movimento cattolico organizzato politicamente.
Robi Ronza su La nuova bussola è giunto a parlare di “ sconfitta del popolo cattolico” ( CLICCA QUA ). Un’affermazione fondata, ma allo stesso tempo dobbiamo constatare che non lo è fino in fondo.
In effetti, non c’è stata la presentazione di alcun partito di cattolici o di leader, in quanto tali, scesi in campo per portare al ballottaggio un partito popolare o democratico cristiano.
E’ vero che François Fillon non ha mai nascosto di essere un cattolico praticante, ma ha finito per pagare non certamente per il suo credo religioso, bensì per la disaffezione che anche in Francia hanno subito i partiti storici che hanno dominato la scena degli ultimi 50 anni, ciò quello gollista repubblicano e quello socialista.
Accanto a Macron, di converso, è sceso in campo, giungendo a rinunciare ad una propria candidatura autonoma, il centrista cattolico François Bayrou, che alle ultime elezioni presidenziali cui ha partecipato ha sfiorato il 10%, mentre in precedenza ha raggiunto anche il 18,57 %. Non una presenza del tutto insignificante, dunque.
In ogni caso, anche queste elezioni confermano che non è ancora possibile intravedere in Francia la presenza organizzata dei cattolici in politica che pure sembra necessaria alla società transalpina.
Come in Italia, anche se da parecchi decenni prima, il cambio del sistema elettorale ha portato alla scomparsa di un vero e proprio partito cristiano democratico facendo finire i cattolici a distribuire i loro voti fra tutte le organizzazioni presenti nell’Assemblea nazionale e, dunque, a far diluire notevolmente il loro peso specifico e la capacità di influire sulle scelte che contano.
La radicalizzazione tra posizioni più marcate di centro destra e centro sinistra ha portato in questi due importanti paesi europei alla scomparsa di quelle organizzazioni centriste di massa, in molti casi espressioni soprattutto del mondo cattolico, che avevano caratterizzato l’immediato dopo guerra. Con il paradosso che da destra e da sinistra si è provato ad occupare il “ centro”, intendendo con ciò una mera propaganda elettorale tesa alla conquista dell’elettorato moderato nel più assoluto disinteresse delle istanze cui si riferiva quell’elettorato, sia sotto il profilo economico e sociale, sia per quanto riguarda i valori etici di riferimento.
I risultati di questa situazione sono sotto gli occhi di tutti con un continuo processo di disgregazione sociale, con il trionfo degli “ egoismi” individuali, con l’introduzione di elementi di dissoluzione della famiglia e dell’assoluto disinteresse della dignità della persona, intesa quale fondamento del vivere civile. Il tutto, anche sotto la gestione socialista di Hollande – il quale dal canto suo è stato giustamente bocciato soprattutto per aver rinunciato ad applicare i provvedimenti perequativi di carattere fiscale annunciati in campagna elettorale – , a vantaggio dei grandi gruppi d’interesse i quali fino ad oggi hanno continuato a determinare l’andamento delle cose, allargando la forbice tra i ricchi ed i poveri.