Pubblichiamo l’intervento dell’amico Emilio Persichetti fatto in occasione dell’Assemblea Generale dell’Unione Giuristi Cattolici tenuto a Roma il 12 ed il 13 Ottobre 2018

” L’appannamento del diritto naturale e la lacerazione dell’unità valoriale in Italia a partire dalla sconfitta nel referendum sulla legge Fortuna Baslini, sono una realtà non confutabile e sotto gli occhi di tutti.

E’ anche vero che una volta appannato il paradigma giuridico del diritto naturale ed il suo valore comunicativo, i giuristi cattolici hanno dovuto confrontarsi con la nuova visione dell’etica dei diritti, la quale poi, è esplosa in modo incontrollato dalla stagione del referendum sull’aborto avendo proprio riguardo allo squilibrio tra diritti e doveri pietrificato nello slogan” il corpo e mio e lo gestisco io”. Né poteva essere diversamente perché la coscienza certa, oggettiva ed universale della legge naturale e quindi del diritto naturale, si fonda sul fatto che la ragion pratica partecipa della stessa ragione divina, la quale altro non è che la formulazione in un comando perentorio dell’incancellabile  inclinazione al bene morale presente indefettibilmente nell’uomo creato da Dio. Il rifiuto apriorico dei diritti del nascituro e la decretazione della non esistenza di quelli del padre per via giurisprudenziale, così come quelli della società pur in tempi di grave decremento demografico,  sono stati esattamente la conseguenza diretta ed immediata dell’appannamento del diritto naturale come paradigma giuridico reale ed hanno finito con il certificare una rottura profonda nella coscienza civile del rapporto tra diritti e doveri. Si è alla fine innescata una spirale al ribasso la quale ha finito per appannare ancora di più il valore comunicativo, la prospettiva metafisica e la cornice giuridico ontologica nella quale collocare il diritto naturale fondato sulla ragione divina consentendo perciò la sua connaturata e felice proficuità e ricchezza creativa. Né mi soffermo a lungo sullo squilibrio seguitone nel rapporto diritti doveri solo che si pensi alla frequenza degli episodi nei quali è ritenuto giusto e corretto che i parenti dei pazienti aggrediscono il medico curante o gli studenti i loro professori.

Gli interventi che si sono succeduti sia dei relatori sia dei partecipanti a questa due giorni, hanno ben evidenziato le situazioni paradossali sul piano giuridico che sono venute a creare  dall’assommarsi della perdita di valenza comunicativa e perciò giuridica del diritto naturale e dall’inevitabile e conseguente squilibrio interno dell’etica dei valori dominata dal soggettivismo e dall’individualismo esasperato, posto come norma di chiusura di ogni ragionamento giuridico. Innanzi ed ‘in primis’ non posso non porre tra queste situazioni paradossali la pigra indifferenza ai così detti valori non negoziabili, a quei valori cioè ed a quegli orientamenti, interessi, inclinazioni, azioni , doveri e ben morali, i quali facendo riferimento all’attuazione del fine ultimo dell’uomo e fondandosi sulla natura stessa dell’uomo, non possono essere ignorati o deformati, senza con ciò distruggere e negare la dignità della persona umana ed – io aggiungo-  della sua felicità. Ma immediatamente dopo ed a seguire pongo lo stravolgimento del patto costituzionale conseguente allo stravolgimento del quadro di riferimento ideale e dommatico delle norme generali e dei principio che caratterizzano la Carta fondamentale. Norme e principi armonizzati tra loro con mirabile ed insuperato equilibrio proprio perché riferiti, sebbene tacitamente ed in modo inespresso, al diritto naturale quale norma generale e condivisa.

Emilio Persichetti

A conferma ed a ben vedere, le Sentenze della Suprema Corte di Cassazione hanno ormai individuato quali criteri ultimi logici e giuridici finali delle decisioni più controverse i principi di logicità e proporzionalità, divenuti di fatto paradigmi dogmatici  supremi del corretto decidere. ‘A contrario’ il criterio finale di giudizio non è individuato nel rinvio a norme o quanto meno parametri di valutazione oggettivi e generalmente e pacificamente condivisi. Il diritto naturale in altre parole è diventato un obsoleto attrezzo del passato.

Ciò che invece viene in gioco è il formalismo giuridico di origine e derivazione Kantiana perché alla fine ed in ultima analisi è giusto ciò che è razionale, ovvero la giustizia si identifica nella convergenza tra ragion pratica e ragion pura, la quale comunque prevale al di là delle ben note aporie: su questo si fonda “ la metafisica dei costumi’ e qui si trova il rinvio alla razionalità dell’agire del giudice come criterio ultimo e finale di valutazione.

Ma viene anche in gioco la proporzionalità quale criterio conoscitivo conclusivo della ontologia Heiddegeriana, quale ultimo criterio epistemologico possibile.

E’ chiaro che questi paradigmi giuridici sia epistemologici sia interpretativi, non possono essere il punto di riferimento finale del giurista cattolico per il quale è perfettamente giuridico ciò che è perfettamente giusto: “ius quia iustum” appunto. Ritengo da questo punto non ci si debba muovere pena la destrutturazione finale della società e l’incertezza del diritto.

Voglio solo fare un brevissimo cenno ad uno dei paradossi più vistosi che si sono venuti consolidando per l’assommarsi della perdita di valore comunicazionale del diritto naturale e la generalizzazione indiscriminata dell’etica dei diritti. Mi riferisco al dramma del giudice, ma anche dell’avvocato che è costretto suo malgrado a declinare gli articoli del codice civile scritti per un uomo ed una donna che hanno formato una famiglia ed hanno dolorosamente deciso di romperla, a due uomini o due donne  egualmente sposati e che egualmente hanno deciso di rompere il loro patto. Chi è la parte più debole e perché? E l’addebito in cosa si sostanzia? E l’articolo 570 del codice penale dove lo mettiamo? Ma soprattutto il minore entrato in ballo grazie alla “stepchild adoption” importata da sentenza straniere che fine fa? A chi viene affidato e con quale regime?

Ora di fronte a questi paradossi è bene rimeditare il senso ultimo del dibattito tra il Cardinal Ratzinger ed Habermas cui opportunamente e lodevolmente faceva riferimento nella sua introduzione il Presidente.  E’ assolutamente vero che la modernità ha bisogno della religione per dare un orizzonte di senso al suo futuro e raggiungere i suoi obbiettivi almeno minimali, come la pace o la sconfitta della fame nel mondo. La modernità può e deve apprendere dalla religione. Ma la domanda di oggi è : cosa può apprendere la religione dalla modernità e cioè dalla ragione secolare? Di più: è ancora valido il principio che la religione può imporsi o quanto meno dialogare con il mondo moderno in forza della sola ragione?

Ora il punto è che una ontologia deteologizzata quale quella alla fine impostasi nella seconda metà del 900 e mi riferisco in particolare ad Heiddeger ed Hüsserl, ha portato ad un “impazzimento della ragione” e dunque allo stravolgimento dell’etica dei diritti , cioè alle situazioni paradossali alle quali siamo pervenuti.

In queste condizioni il diritto se non ancorato ad una visione metafisica della realtà, cioè al diritto naturale è destinato ad estremizzarsi in sempre più vistosi paradossi ed alla fine diventare una sovrastruttura in incidente, cioè ad identificarsi con il fatto ovvero al “ politicamente corretto”: Summum ius, summa iniuria.

Categorie proprie della cultura cristiana quali speranza o creazione sono predicabili  e certamente declinabili all’interno di una dommatica giuridica ancorata ad una impostazione metafisica trascendente e dunque cristiana. Ma non sono queste le categorie filosofiche ultime sulle quali ricostruire un sistema giuridico e togliere i velo che appanna il diritto naturale perché comunque staremmo all’interno di una cornice alla fine ontologicamente ottativa ed esistenziale. Saremmo cioè in presenza di categorie che ben poco hanno a che fare con la giurisprudenza appartenendo la prima al desiderio ed all’attesa di un bene futuro possibile, e la seconda alla metafisica in quanto tale o tutt’al più al fare artistico.

In queste condizioni al giurista cattolico non rimane che riprendere il discorso a “ ab imis” tornando alla splendida preghiera del giurista personalmente dettata da Pio XII.

Di quella splendida preghiera ho scelto un passo che mi pare oltremodo pertinente alla situazione nella quale ci troviamo e che ci vede impegnati alla ricostruzione di ciò che è stato distrutto.

Se come giuristi vogliamo pubblicamente riconoscere in TE il principio e la fonte di ogni diritto, prima ed al di sopra di ogni volontà puramente umana o di ogni ordinamento sociale; come cristiani proponiamo la intima relazione e dipendenza tra il diritto e la morale, tra il diritto e la religione e come figli della Chiesa ammettiamo ed accettiamo il suo supremo magistero e la pienezza dei suoi sacri diritti.”

Per togliere la polvere al diritto naturale e farlo tornare splendido e splendente è il momento di tornare alle origini, cioè alla verità: il diritto naturale è e deve essere la trasposizione nella storia e  nel diritto del diritto divino. E dunque per tornare alla preghiera di Pio XII “ regni nella terra la tua volontà e la tua legge”.

Mi rendo conto che costruire una dommatica giuridica su Dio significa oggi rischiare la divisione mentre con certezza chi si porrebbe su questa linea finirebbe scuramente collocato in una minoranza che rischia l’irrilevanza. Minoranza ed irrilevanza però nella quale di fatto già ci troviamo.

Ma mai come in questo momento ritengo debba applicarsi al diritto il paradigma interpretativo generale derivabile in modo chiaro ed inequivoco dall’Antico Testamento. Il Popolo ebreo era temuto dai popoli confinanti perché essi avevano capito che era vero quanto si diceva di quel popolo: c’era un Dio tra loro e che combatteva per loro. Non ha importanza essere minoranza perché chi è fedele e leale con LUI finisce con l’essere sempre maggioranza. A Gerico fu così e le mura caddero al suono delle trombe”.

Emilio Persichetti

convergenzacristiana3.0 utilizza i cookies per offrirti un'esperienza di navigazione migliore. Usando il nostro servizio accetti l'impiego di cookie in accordo con la nostra cookie policy Maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi