Da tempo la questione della sicurezza si impone come una di quelle avvertita con maggiore sensibilità e preoccupazione  dalla pubblica opinione. Alcune forze politiche e mezzi di comunicazione ne parlano come se il problema fosse diventato più esplosivo che mai e, in alcuni casi, viene fortemente legato a quello degli immigrati.

Guardiamo dunque i dati per capire come stanno veramente le cose e dove si dovrebbe intervenire per affrontare in maniera davvero valida la questione del contrasto alla grande e piccola criminalità.

Riferendosi alle statistiche del Ministero degli Interni, il picco degli omicidi in Italia è stato raggiunto nel 1991  con un livello mai più toccato negli ultimi 25 anni, come ha dimostrato una recente analisi dell’esperto del settore,  professor Marzio Barbagli  ( CLICCA QUA ).

Negli ultimi anni si assiste ad un calo costante di queste forme più estreme di violenza, anche se sono aumentati invece i casi di borseggi e di rapine postali.

Stabile resta il numero di reati ascritti a stranieri, nonostante l’aumento del numero di immigrati presenti anche nel nostro paese. Ciò è dimostrato dalla seguente tabella elaborata sui dati del Ministero:

Esiste, dunque, una forte divaricazione tra ciò che dicono le statistiche ufficiali e ciò che è percepito dalla pubblica opinione e, soprattutto, ciò che è frutto del dibattito politico e giornalistico.

Ciò è utile da tenere a mente in considerazione dell’attività parlamentare in materia di difesa personale recentemente tornata prepotentemente nel dibattito dopo alcuni casi in cui hanno perso la vita o dei rapinatori o dei rapiti.

L’ondata mediatica è stata, in ogni caso, così forte che si sono persi di vista altri dati importanti i quali, invece, non possono essere sottovalutati. Sono quelli relativi ai bilanci che riguardano le dotazioni delle forze di Polizia e le spese per la lotta alla criminalità disponibili sul sito della Ministero dell’Interno.

Questi ci dicono che per il 2017 sono previste spese per € 7.408.539.466 ( CLICCA QUA ). Lo scorso anno erano                 € 7.542.800.876, nel 2015 € 7.832.760.875 e nel 2014 € 7.825.298.548.

Siamo di fronte, dunque, ad una continua riduzione dei fondi messi a disposizione delle Forze dell’Ordine e viene da chiedersi se ciò non possa, paradossalmente, essere giustificato dal calo dei dati statistici ufficiali della violenza, ma non certamente da quanto è percepito dalla pubblica opinione.

Forse, dei politici assennati dovrebbero rispondere alle legittime insicurezze dei cittadini tornando a potenziare la presenza delle forze delle istituzioni sul territorio, evitando il favorire una proliferazione indiscriminata di armi per la difesa personale che rischiano solo di aumentare il numero dei morti, invece di ridurlo, acuendo inoltre quel clima di tensione e di odio interpersonale che ha già raggiunto livelli pericolosamente elevati.

Purtroppo, per gli attuali responsabili dell’esecutivo, la soluzione di reperire risorse pubbliche per accrescere il sistema di sicurezza in capo alle forze dell’ordine – l’unica capace di fornire l’adeguata forma di tutela che i cittadini a buon diritto reclamano – passa per la modifica degli assetti finanziari costituiti e della impostazione della spesa pubblica; da quel punto di vista, invece, non si vuole sentire ragione.

Meglio quindi scivolare verso un clima da Far West che a breve potrebbe instaurarsi anche nel nostro Paese. Il rischio è che il passo successivo possa essere quella di favorire una maggiore liberalizzazione della vendita delle armi – con connesso incremento dei relativi profitti industriali – destinate ai cittadini per l’autodifesa soprattutto nelle ore notturne. Sorvoliamo sul fatto che chi sarà in grado di permetterselo, potrà sempre proteggersi assoldando la propria guardia del corpo.

Ripeto: meglio potenziare le capacità d’intervento delle Forze dell’ordine che stanno continuando a soffrire di tagli importanti alle loro dotazioni per assicurare maggiore tranquillità ai cittadini.

Giancarlo Infante

 

 

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