Proseguiamo la nostra prima sommaria valutazione del Contratto per il Governo del Cambiamento stipulato tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini, questa volta dedicata alle parti relative agli aspetti costituzionali ed alla Giustizia.
Come per gli aspetti economico finanziari, sui quali siamo intervenuti con un commento di Nino Galloni ( CLICCA QUA ), è necessario esprimere un giudizio per alcune parti positivo, per altre meno ed individuare una serie di omissioni su questioni importanti.
Immediatamente, appare ottima l’intenzione di rafforzare la fiducia nella nostra democrazia e nelle istituzioni dello Stato. Una tale sottoscrizione di intenti, avanzata da partiti o movimenti definiti generalmente come “ populisti”, o da forze politiche che avevano fatto della secessione di parti del Paese dello Stato nazionale la loro ragione d’esistenza, deve essere apprezzata. Così come quella di voler incrementare il processo decisionale in Parlamento e la sua collaborazione con il Governo.
Dobbiamo partire dalla constatazione che i partiti politici possono concordare ogni sorta di accordo teso a consolidare la loro alleanza e a fissare, in questa prospettiva, obiettivi e strategia.
E’ opportuno, però, distinguere ciò che attiene al programma dell’Esecutivo e quanto riguarda invece un’intesa politica complessiva tra due forze intenzionate a definire le ragioni dello stare insieme nella maggioranza.
L’astuto titolo del documento, “ Contratto per il Governo del Cambiamento”, lascia un ampio margine d’interpretazione in tal senso, consentendo così di presentarlo, allo stesso tempo, come un accordo politico generale e come un più cogente programma di Governo.
E’ da considerare meritorio il fatto che delle forze politiche, nel momento in cui formano una maggioranza parlamentare, presentino agli italiani un programma condiviso sui cui risultati sarà possibile giungere ad una valutazione il più possibile definita da parte dell’elettorato. Positivo è anche il fatto che sul Contratto siano stati chiamati a portare un loro parere gli iscritti alle due organizzazioni, prima di dare vita al Governo frutto di tale accordo.
Più articolata, invece, deve essere la valutazione per quelle parti che finiscono per prefigurare un vero e proprio intervento anche su ambiti garantiti dalla Carta costituzionale per i quali, eventualmente, dovrebbe prima essere proposta e raggiunta una loro modifica, dall’iter complesso e dagli esiti incerti, anche alla luce di precedenti esperienze.
Un primo, immediato, esempio in tal senso viene dalla proposta della creazione di un Comitato di Conciliazione destinato a dirimere eventuali divergenze. E’ un organismo non previsto dalla Carta costituzionale, ma che può rientrare nel quadro delle modalità con cui due organizzazione alleate decidono di verificare in maniera “ extra istituzionale” punti di criticità o difficoltà incontrati nel corso del loro impegno.
Più delicata è la riflessione, invece, quando ci si riferisce a quelle indicazioni che potrebbero intervenire sull’autonomia e l’equilibrio tra i diversi poteri dello Stato, in particolare, nel caso specifico, ai rapporti tra Parlamento e Governo.
Il titolo del primo punto dell’accordo, infatti, è quello del “ Funzionamento del Governo e dei gruppi parlamentari”. Si tratta di una formulazione che potrebbe, dopo la finanza “ creativa”, farci trovare di fronte ad una proposta “ istituzionale creativa”, foriera di un intervento non proprio ortodosso sull’autonomia dei Gruppi parlamentari sancita dall’art. 72 della Costituzione.
La nostra è una democrazia parlamentare basata sul bilanciamento reciproco tra i poteri.
Viaggiando a cavallo tra accordo programmatico di governo ed accordo politico, una certa dose di ambiguità potrebbe emerge là dove l’intesa tra Cinque stelle e Lega impegna anche a “ garantire la convergenza delle posizioni assunte dai gruppi parlamentari” e, per quanto riguarda la cosiddetta “ calanderizzazione” dei provvedimenti proposti da singoli parlamentari, stabilisce che questi debbano passare prima al vaglio dei presidenti dei “ gruppi parlamentari delle due forze politiche”. Non si rischia così di influire sulle norme costituzionali e sui regolamenti che le due camere si danno nella loro specifica autonomia?
Ottimo l’abbozzo del Codice etico fissato per i componenti l’Esecutivo, anche se il secondo punto potrebbe finire per inficiare la presunzione di innocenza dovuta pure ai componenti il Governo.
Per quanto riguarda il punto 19 sulle Riforme istituzionali, l’accordo di Governo rischia di sovrapporsi a quello politico e a prefigurare una possibile invasione di campo a danno delle prerogative del Parlamento, in relazione alla proposta della riduzione del numero dei parlamentari, all’introduzione del vincolo di mandato per i parlamentari e dell’istituto del referendum propositivo. Tutte materie che, come dimostrano le vicissitudini in materia, prima, di Berlusconi, poi, di Renzi , dovrebbe portare il Governo a tenersi lontano il più possibile da questioni che costituiscono materia esclusivamente di iniziativa parlamentare.
Per quanto riguarda il problema delle Regioni, in particolare in materia di un eventuale allargamento delle loro competenze e responsabilità, non è previsto alcun elemento di riflessione su due aspetti importanti emersi negli anni scorsi: la riduzione dei loro costi e delle loro spese, oltre che la necessità di introdurre meccanismi di convergenza tra le diverse aree del Paese, al fine di ridurre la distanza tra quelle più evolute ed organizzate rispetto a quelle più arretrate.
Alla luce dei fallimenti dei decenni passati, per quanto riguarda la questione dell’efficienza dello Stato, le positive affermazioni contenute nel documento dovrebbero essere riempite di contenuti.
La considerazione che il documento non precisa i confini tra accordo politico ed accordo vero e proprio di Governo deve essere ricordata quando si esamina il punto relativo al Consiglio Superiore della Magistratura per il quale si auspica una revisione del sistema di elezione, questione che non rientra certamente nell’ambito di quelle previste per l’attività dell’Esecutivo.
In ogni caso, il punto del Csm apre il capitolo con cui l’accordo 5 Stelle Lega affrontano i problemi della Giustizia. Per una valutazione delle proposte in materia, raccogliamo un commento di Carmelo Rinaudo, magistrato, già Presidente della Prima sezione penale del Tribunale di Roma, e tra i fondatori di Convergenza cristiana.
“ Credo che si debba partire da un primo giudizio positivo. Forse, per la prima volta, ci si potrebbe trovare davanti ad una proposta che non viene calata dall’alto, ma che è sottoposta all’attenzione della cosiddetta “ base” dei partiti che vanno a costituire una coalizione di governo. Ci sono, inoltre, degli spunti interessanti che andrebbero coltivati. Mi pare, però, sempre restando su una valutazione complessiva del Contratto 5 Stelle Lega, che le questioni nodali della Giustizia vengono affrontate mediante una scelta politica che potremmo definire “ quantitativa” più che “ qualitativa” perché fondata sul numero dei giudici, sulle prospettazioni statistiche, sulla sistemazione geografica delle sedi, ecc, ecc..Tutte cose importanti che, però, non vanno al cuore del problema”.
In che modo, invece, si dovrebbe affrontare il problema?
“ E’ giunto il momento di definire la figura del “ giudice” e, dunque, meglio distinguere la funzione della figura del pubblico ministero rispetto a quella del “ giudice” correttamente inteso. Nel corso degli anni passati, mentre la prima ha finito per trovare spazi operativi, mezzi ed occasioni di intervento diretto impensabili, quella decisoria non ha visto una corrispondente crescita di capacità che, invece, per certi versi si è persino ridotta. In tale contrapposizione sta la radice di alcune problematiche che sono sotto gli occhi di tutti. Così risiede nello scollamento fra le due funzioni la ragione del dibattito sulla legittimazione democratica del giudice, di quello sull’accesso, selezione e sul controllo di professionalità nonché di quello sulla cosiddetta “ separazione delle carriere”. Deve essere recuperata la “ autorevolezza” del Giudice intesa non come esercizio autoritario del potere, bensì come condizione di affidabilità e massima espressione della sua indipendenza. Solo così sarà possibile pervenire a quelle efficienza, effettività ed efficacia in grado di evitare i rischi della burocratizzazione e dell’amministrativizzazione della funzione giurisdizionale. Credo che, in tal senso, debba essere davvero considerata l’idea di creare “ l’ufficio del Giudice” fornendo mezzi e strumenti conoscitivi utili per poter affrontare in maniera più competente e professionale il momento decisionale. Ciò è importante, in particolare, per quelle nuove aree in cui deve intervenire il Giudice, come i reati finanziari, per cui appare sempre più evidente la necessità di assicurare nuove competenze e più evolute capacità”.
Il Contratto Lega Cinque Stelle si occupa anche della criminalità minorile prevedendo la revisione” in senso restrittivo” le norme che riguardano l’imputabilità, la determinazione e l’esecuzione della pena per il minorenne
“ Ho sempre creduto che non basti incrementare l’intervento penale per i minori. Esso è già ai limiti della sostenibilità, né vale il ricorso esasperato ad ulteriori mezzi coercitivi che si sarebbero potuti adattare, piuttosto, alla gestione di comportamenti criminali entro il vecchio quadro di una società tradizionale, stabile e a lenta evoluzione. Dobbiamo essere consapevoli del fatto che le trasformazioni accelerate impresse dalla modernità dei nostri giorni rompono i vecchi equilibri e determinano forme acute di dissociazione negli individui più deboli ed indifesi. Il mondo spinge verso la soddisfazione di desideri “ illimitati”, fuori di un sistema coerente di diritti bilanciato da precisi doveri. La condizione che si viene così a delineare è l’eccessiva esposizione dei giovani, spinti ad un interesse improprio verso il mondo degli adulti. Siamo di fronte ad una sorta di maturità virtuale che si contrappone alla fase di adolescenza lunga dei cosiddetti giovani- adulti. Ciò significa andare oltre la sola risposta giudiziaria e cogliere la necessità che si favoriscano nuovi sistemi di aggregazione, di coinvolgimento e partecipazione attiva. In questo senso sono fondamentali nuovi sostegni da assicurare alla famiglia e alla scuola. Perciò, potrebbe rivelarsi non sufficiente il solo intervento sulle pene”.
Il documento su cui si baserà l’azione governativa sembra voler allargare l’area dell’intervento di natura penale, mentre si è sempre più diffuso il concetto della “ depenalizzazione” dei reati.
Il ricorso alla depenalizzazione è strettamente legato all’esigenza di dare funzionalità ed effettività al sistema della giustizia, costituendo un “ scorciatoia” per poter ridurre drasticamente il carico dei procedimenti e consentire, così, un più efficace impegno dell’Autorità giudiziaria su ipotesi di reato che destano un maggior allarme sociale. Sotto un altro punto di vista la “ depenalizzazione” assume anche la figura di una sorta di “ compensazione” per lo svilupparsi di quella che potrebbe essere definita una “ inflazione legislativa” conseguente alla tendenza normativa totalizzante dello Stato moderno a voler intervenire su ogni aspetto dell’attività sociale creando un ampliamento della sanzione penale e della sfera della criminalità potenziale. Il legislatore, così, cerca periodicamente di porre un argine a questa forma di inflazione e di “ banalizzazione” del fatto penalmente rilevante”.
Concludiamo con una riflessione su un punto che ancora manca e che probabilmente riceverà una risposta al momento della presentazione programmatica ufficiale da parte del futuro Governo: le risorse che si intende allocare a favore della Giustizia.
“ Il nostro Paese si può dare una Giustizia più efficiente se investe in modo tale che queste spese finiscono per trasformarsi in risparmio per la struttura giudiziaria, per i cittadini e per le imprese. Un sistema che funziona finisce, paradossalmente, per costituire fonte di risparmio. Assicurare la certezza del diritto e ella sua applicazione porta maggiori certezza sia alla vita sociale sia a quella economica”.